LORNA
GENERE: drammatico, erotico
ANNO: 1964
PAESE: USA
DURATA: 79 minuti
REGIA: Russ Meyer
CAST: Lorna Maitland, Mark Bradley, James Rucker, Hal Hopper
‘Lorna’ fa parte del primo periodo di Russ Meyer, girato in bianco e nero per motivi di budget, ispirandosi alle ambientazioni dei romanzi di John Steinbeck e, contemporaneamente, al cinema neorealista di Giuseppe De Santis. In particolare la scena del bagno al fiume di ‘Lorna’ è un chiaro omaggio a quella, celeberrima, della mondina Silvana Mangano al lavoro in ‘Riso amaro’.
Figlio di un poliziotto di origine tedesca dai modi violenti e di una giovane infermiera, Russ Meyer fu cresciuto dalla madre, essendo stato abbandonato dal padre quando aveva meno di un anno. Appassionato di cinema fin dalla gioventù mosse i suoi primi passi nel settore grazie ad una telecamera regalatagli quando aveva quattordici anni, perfezionando poi la sua tecnica registrando i cinegiornali mentre svolgeva il servizio militare in Europa durante la seconda guerra mondiale, quando fu a lungo al seguito del generale Patton.
Faticando a trovar lavoro ad Hollywood nel dopoguerra il giovane regista finì a girare spettacoli di burlesque e spogliarelli, divenendo poi uno dei fotografi di punta della rivista sexy Playboy, fondata da Hugh Hefner in quegli anni. Fin dalle prime opere il regista californiano mostrò chiaramente la direzione che avrebbe preso il suo cinema, ironico e con una forte connotazione sensuale, ma con sfaccettature che nel tempo si svilupparono in modi molto diversi, tanto da portare le sue produzioni ad essere divise in due filoni. Le prime pellicole di Russ Meyer, girate in bianco e nero, profondamente influenzate dal neorealismo italiano, vennero molto apprezzate dal nascente movimento femminista americano perché raccontavano di donne forti, consapevoli del proprio essere e del proprio corpo. Le successive, spesso definite come facenti parte del periodo ‘pop’ di Meyer, spingevano sul pedale del sesso e della violenza fino al limite (tanto da beccarsi spesso dalla censura il bollino x-rated) ed erano molto colorate, ‘cartoonesche’, per nulla realistiche e sempre eccessive in ogni senso, anche se con aspetti prettamente parodistici.
‘Lorna’ fa parte del primo periodo di Russ Meyer, girato in bianco e nero per motivi di budget, ispirandosi alle ambientazioni dei romanzi di John Steinbeck e, contemporaneamente, al cinema neorealista di Giuseppe De Santis. In particolare la scena del bagno al fiume di ‘Lorna’ è un chiaro omaggio a quella, celeberrima, della mondina Silvana Mangano al lavoro in ‘Riso amaro’.
Lorna è sposata con Jim da un anno, il ragazzo la ama profondamente ma, tradizionalista e trattenuto al punto da apparire freddo, passa la maggior parte della giornata a lavorare non riuscendo a dare alla moglie le attenzioni che ella vorrebbe.
La coppia vive in uno squallido paesino della provincia americana e Lorna, molto spesso lasciata sola in casa, è profondamente annoiata ed insoddisfatta della sua vita. Un giorno la donna si reca a fare un bagno al fiume mentre Jim è al lavoro e viene aggredita e violentata selvaggiamente da un criminale evaso da un vicino carcere. Dopo un iniziale, seppur vano, tentativo di difesa, Lorna si abbandona tra le braccia del bandito scoprendo per la prima volta l’appagamento sessuale, si offre così di ospitare l’uomo a casa sua per preparargli da mangiare ed invitandolo a tornare a trovarla. Quando ritorna a casa Jim, accompagnato da due colleghi, si scatena una colluttazione con l’intruso alla fine della quale anche Lorna soccombe, seppur in modo accidentale.
Il vero protagonista di questo dramma rurale è, come consuetudine per Russ Meyer, quello strano luogo che era, ed è ancora oggi, il sud americano, diviso tra tradizionalismo religioso, ignoranza, razzismo e violenza, ‘Lorna’ è però privo delle esagerazioni che caratterizzarono la produzione di Meyer da ‘Vixen!’ (1968) in poi ed anzi è stato considerato da alcuni una sorta di film d’autore, cosa che all’epoca divertì molto il regista che, decisamente, non aveva tali ambizioni. Va comunque osservato come Russ Meyer, in maniera del tutto anticonvenzionale in quell’epoca, scelse donne come protagoniste dei suoi film per tutta la carriera facendo invece apparire gli uomini come macchiette, quando non dei completi cretini con attitudini violente, e questo, legittimamente, per quanto facilmente spiegabile con i suoi traumi giovanili, incuriosì molto la critica.
Nel tempo però il cinema di Meyer perse molte delle connotazioni che apparivano più seriose e venne caratterizzato dall’eccesso visivo, divenne così una sorta di marchio di fabbrica del regista l’uso di attrici ‘supermaggiorate’, spesso ex spogliarelliste. La prosperosa protagonista di questo film, Lorna Maitland era essa stessa una ballerina di Las Vegas, tra l’altro incinta quando fece i provini, ed è quindi considerabile come una sorta di prototipo della donna del cinema del regista californiano.