IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI

GENERE: thriller, drammatico
ANNO: 2009
PAESE: Argentina, Spagna
DURATA: 127 minuti
REGIA: Juan José Campanella
CAST: Ricardo Darín, Soledad Villamil, Pablo Rago, Javier Godino, Guillermo Francella, José Luis Gioia, Carla Quevedo
Buenos Aires, 1999: Benjamin Esposito, assistente del Pubblico Ministero ormai in pensione, decide di scrivere un libro autobiografico incentrandolo su un caso di stupro e omicidio, avvenuto venticinque anni prima, che continua a tormentarlo; il colpevole dell'orrendo crimine, infatti, catturato dopo una lunga indagine e reo confesso, era riuscito a farla franca grazie all'appoggio di tal Romano, un ex collega di Esposito colluso col nuovo regime e deciso a vendicarsi per le ruggini intercorse tra i due; col pretesto di riportare alla luce altri dettagli di quella vicenda, Benjamin riallaccia i contatti con Irene Menendez Hastings, cancelliere all'epoca dei fatti, della quale è sempre stato segretamente innamorato...
Juan José Campanella, attivo principalmente negli Stati Uniti come regista di famose serie tv (in particolare Law And Order e Dr. House), torna nella sua terra di origine dopo avervi già girato alcune pellicole di buon successo – una su tutte, Il Figlio Della Sposa, candidato all’Oscar come miglior film straniero nel 2002 – adattando per il grande schermo l’omonimo libro di Eduardo Sacheri e tira fuori il suo lavoro più significativo.
Il Segreto Dei Suoi Occhi è un’opera che certamente, al suo nocciolo, parla dei sentimenti e del loro potere sulle nostre vite, nonchè dell’importanza ma anche del carattere illusorio della memoria e dello sguardo; mi piace, per descriverla, usare l’immagine di un baule dentro il quale poter trovare dalla cianfrusaglia al monile prezioso, ma in cui ogni cosa ha un suo significato e un suo peso perchè, come una Madeleine proustiana, rimanda ad un tempo perduto, ad un ricordo, ad un rimpianto; un po’ melò, un po’ commedia, un po’ noir, un po’ cinema di impegno civile, Il Segreto Dei Suoi Occhi è un film a tratti duro ma senza mai perdere una levità di fondo (per dirla col celebre aforisma di Che Guevara), dove la violenza più brutale può convivere con gustosi siparietti che sembrano usciti da Una Pallottola Spuntata (ad esempio un incredibile interrogatorio con tanto di dettaglio osè in bella mostra), il trasporto “religioso” per il calcio (che esplode nel magistrale piano sequenza di cinque minuti ambientato allo stadio dell’Huracan durante una partita contro il Racing Club, dove seguiamo la polizia impegnata nella caccia ad un sospettato) con una deriva sociale e politica sempre più a tinte fosche (siamo all’indomani della morte di Juan Domingo Peron, con la terza moglie Isabelita rimasta a reggere le sorti di un Paese sul quale già tira l’aria del colpo di stato militare che si concretizzerà nel 1976), la romanticheria a rischio effetto-melassa (c’è persino una sequenza di addio che cita, peraltro in maniera piuttosto autoironica, quella del Dottor Zivago di David Lean) con un prefinale degno del revenge-movie più crudele (a dir poco assurdo, ma perfetto nel tirare le fila del discorso sulla giustizia che attraversa tutta la pellicola)…

Insomma, sembra tutto così improbabile ne Il Segreto Dei Suoi Occhi, eppure contemporaneamente così vero, tangibile: merito di un copione (scritto a quattro mani da Campanella e Sacheri) che, nel raccontare lo spaccato di un momento storico filtrando il tutto attraverso il canovaccio del “genere” (un po’ alla maniera di Memories Of Murder, film-archetipo di questo tipo di procedimento), amalgama sapientemente i suoi molteplici ingredienti e li insaporisce con un pizzico di quel “realismo magico” che è il tratto distintivo della grande letteratura di mostri sacri quali Borges, Garcia Marquez, Vargas Llosa ecc. (basta ascoltare i magnifici dialoghi, giocati sul filo che intercorre tra il divertito distacco e la malinconia, per rendersi conto di quanto il film sia fortemente impregnato di questi “umori” sudamericani).
Concepito con una struttura a flashback esaltata dal montaggio – che sfrutta, per i suoi raccordi, associazioni tra oggetti, suoni, idee – e da un tema musicale che fa subito breccia nell’orecchio dello spettatore, Il Segreto Dei Suoi Occhi ha un andamento rapsodico nella sua alternanza di registri e si avvale di una regia molto curata che, dentro ad inquadrature piene di dettagli, privilegia i primissimi piani sui volti degli attori, con l’intento di cogliere e valorizzare le espressioni degli occhi; pregevole, in questo senso, risulta la direzione di un cast eterogeneo che annovera come protagonisti, nei panni di Benjamin e Irene, il divo Ricardo Darin e l’affascinante Soledad Villamil (la quale, oltre a recitare, ha una carriera parallela come cantante di tango), spalleggiati da una serie di ottimi caratteristi quali Pablo Rago, Javier Godino e soprattutto Guillermo Francella: il suo Sandoval, dirimpettaio di scrivania ma soprattutto amico fraterno di Esposito, “battutista” salace e alcolista per passione, rappresenta la coscienza critica, inascoltata, di un’Argentina ormai avviata irreparabilmente verso una terribile dittatura, ed è il personaggio che rimane nel cuore di noi spettatori per la sua dimensione quasi eroica, umanissima e tragica allo stesso tempo.
Vincitore un po’ a sorpresa del premio Oscar come miglior film straniero nel 2010 (prevalendo su opere importanti come Il Nastro Bianco di Michael Haneke e Il Profeta di Jacques Audiard), Il Segreto Dei Suoi Occhi è una pellicola da gustare come un buon vino, centellinandola per scoprirne fragranze e aromi sempre nuovi; da evitare, nonostante il cast all-stars, il remake statunitense di Billy Ray del 2015, dozzinale thrillerino ambientato nel post-11 settembre che lascia per strada tutto l’incanto dell’originale.