BATTLE ROYALE
BATTLE ROYALE
GENERE: DRAMMATICO, horror, survivor horror
ANNO: 2000
PAESE: Giappone
DURATA: 114 minuti
REGIA: Kinji Fukasaku
CAST: Tatsuya Fujiwara, Aki Maeda, Taro Yamamoto, Takeshi Kitano, Kou Shibasaki, Chiaki Kuriyama
Travolto dal grande successo di Squid Game ho deciso di parlarvi di Battle Royale, senza il quale la popolare serie Netflix probabilmente non esisterebbe. Tratto dall’omonimo romanzo di Koushun Takami, Battle Royale ci porta in uno stato asiatico non definito in un futuro prossimo distopico dove gli adulti hanno perso il controllo sulla popolazione giovane e corrono ai ripari ripristinando la loro autorità attraverso un gioco al massacro.
In un futuro non lontano dai nostri tempi, i giovani sono usciti dal controllo degli adulti e viene a mancare ogni forma di rispetto; lo specchio di questa situazione è la scuola dove gli studenti arrivano addirittura ad usare violenza nei confronti dei propri insegnati. Per arginare questa situazione preoccupante le autorità istituiscono la Millenium Educational Reform Act (BR Act); questa consiste nell’estrazione a sorte di una classe delle scuole superiori che, a sua insaputa, verrà rapita ed abbandonata in un’isola deserta. Gli studenti saranno così costretti a partecipare alla Battle Royale, tre giorni durante i quali dovranno uccidersi a vicenda finché non ci sarà un solo superstite. Ogni partecipante ha in dotazione uno zaino con il necessario per sopravvivere, un’arma e un collare esplosivo intorno al collo. In queste tre lunghe giornate salteranno spesso gli equilibri, si consolideranno amicizie ed amori mentre altri salteranno per la diffidenza, la paura e l’opportunismo; ci sarà chi cercherà si sovvertire le regole del gioco cercando la fuga o l’omicidio degli organizzatori e chi farà squadra semplicemente per sopravvivere. Alla fine dei tre giorni, se non ci sarà un solo ed unico vincitore, il collare esploderà uccidendo tutti i superstiti.
Battle Royale quando uscì, ormai più di 20 anni fa, nel 2000 creò un caso politico. Per i suoi contenuti e la sua forte denuncia fu osteggiato dal governo nipponico fin dalle prime fasi della sua realizzazione; tutto questo ostracismo nei confronti del film ottenne però il risultato diametralmente opposto e le censure non ne scalfirono minimamente la fama anzi Battle Royale è diventato uno dei dieci film giapponesi più visti, più noti e con i più alti incassi: un vero e proprio fenomeno culturale internazionale!
Da dove nasce tutta quest’attenzione politica e mediatica? Kinji Fukasaku ci urla in faccia la sua denuncia al sistema educativo giapponese dove i giovani vengono spinti oltre l’eccesso all’eccellenza, a primeggiare ad ogni costo causando una pressione sociale talmente forte ed insana da portare alla creazione di comportamenti sociali deviati e al suicidio, piaga di cui il paese del Sol Levante detiene tragici primati.
Fukasaku, nel tratteggiare le personalità e le varie dinamiche che si creano nel gruppo di giovani studenti, è molto preciso e razionale; abbiamo il folle che prova piacere attraverso la violenza e l’omicidio; la ragazza, costantemente vittima di soprusi ed umiliazioni che finalmente trova la sua maniera per pareggiare i conti; al tempo stesso si costituiscono piccoli gruppi alcuni con l’intento di sovvertire il regime che li controlla, altri che provano solo a sopravvivere dimentichi che alla fine moriranno comunque tutti. I sentimenti che nascono tra i partecipanti sono i più vari, troviamo amori forti, sesso deviato, amicizie vere che si rafforzano mentre quelle superficiali vengono rimpiazzate dall’opportunismo, in ogni caso la diffidenza e il proprio tornaconto rendono il clima perennemente labile ed insicuro. Poi c’è lui, Shuya Nanahara (Tatsuya Fujiwara), personaggio positivo ed eroico, che con un semplice coperchio di pentola rischia la vita per proteggere la sua amata Noriko (Aki Maeda) e insieme daranno vita ad un’inaspettata conclusione.
A livello tecnico traspare l’influenza dei manga, ispiratori dei siparietti comici (estrema la sequenza della speaker che illustra il gioco) e della messa in scena di alcuni personaggi fortemente stereotipati; la mappa dell’isola e la conta dei superstiti è invece un’omaggio al modo dei videogames.
Concludo raccontandovi la storia vera che ha spinto il regista a realizzare Battle Royale; questo è ultimo film di Kinji Fukasaku che l’ha realizzato ad oltre 70 anni e dopo aver dato vita a circa 60 pellicole (tra cui Lotta senza codice d’onore e Tora! Tora! Tora !). Durante la seconda guerra mondiale, poco più che adolescente, lavorava in un’industria bellica che fu bombardata dagli Alleati, lui si salvò ma fu costretto a seppellire molti giovani come lui tra i quali i suoi più cari amici. Quel dolore, la disistima verso il governo degli uomini e il rancore nei confronti degli adulti che mandano al macello la gioventù per i loro giochi di potere sono stati i semi da cui è nato il capolavoro di cui vi sto parlando.
Alla luce di questa considerazione si capisce chiaramente come Battle Royale non sia solo una satira politica rivolta verso il governo giapponese ma una denuncia verso i governi di tutto il mondo e la stessa natura umana: in quest’ottica il valore di Battle Royale si amplifica ulteriormente.
Il regista ci ha abbandonato nel 2003 dopo aver iniziato le riprese del sequel, Battle Royale II: Requiem che venne portato a temine dal figlio, Kenta Fukasaku.