THE LEGEND OF SWEE'PEA
GENERE: docufilm, drammatico, biografico
ANNO: 2015
PAESE: USA
DURATA: 80 minuti
Leggendo del tragico omicidio-suicidio che pochi giorni fa ha coinvolto l’ex giocatore professionista di football americano Philip Adams in Sud Carolina, mi sono venuti in mente casi più o meno analoghi nello sport americano, da quello più noto, che coinvolse Aaron Hernandez, ad altri, non meno tragici, come quelli di Jovan Belcher (suicida dopo aver ucciso la fidanzata), Steve McNair (vittima della compagna, che poi si tolse la vita), Brian Williams (alias Bison Dele, ucciso insieme ad altre due persone, probabilmente, dal fratello, che poi si provocò una volontaria overdose da insulina qualche tempo dopo).
La mia mente quindi si è mossa oltre, fino a ricordare i suicidi di Junior Seau ed Eddie Griffin (ad oggi la sua morte è considerata un incidente, ma permangono diversi dubbi in merito) e la morte per overdose di Len Bias, ma anche a ricordare chi è sopravvissuto ad eventi distruttivi, quindi, ad esempio, un grande giocatore come Vin Baker, la cui carriera fu minata da depressione ed abuso di alcool. Diversi furono però i professionisti legati in modo diverso alla droga o all’alcool come Chris ‘Birdman’ Andersen, Josh Howard, Corie Blount, Delonte West, Michael Beasley, Lamar Odom e Keon Clark. Oltre ai giocatori più o meno famosi vanno citati anche alcuni che non arrivarono al professionismo nonostante i mezzi notevoli o che i grandi palcoscenici li sfiorarono solamente, come le leggende dei playground di New York Earl Manigault e, finalmente ci siamo arrivati…, il protagonista di questo documentario, Lloyd Daniels.
Lloyd Daniels, nato a Brooklyn nel 1967, è un ex giocatore di basket ma probabilmente non molti si ricordano di lui, anche se nella sua lunga carriera transitò pure un paio di volte dall’Italia (1995-1996, a Pesaro e 2001 a Scafati). In gioventù però Daniels fu considerato il più grande talento newyorkese dai tempi di Kareem Abdul-Jabbar, e se ti piace il basket allora Kareem lo ricordi di certo. Perché il soprannome ‘Swee’ pea’, usato nel documentario a lui dedicato? Perché negli USA questo è il nome di ‘Pisellino’, il figlio adottivo di ‘Braccio di ferro’, e basta guardare in faccia Daniels per capire il perché del soprannome. Nel 2015 il regista Benjamin May ha deciso di dedicare a Lloyd Daniels questo film, che non si propone di certo come un tradizionale racconto elegiaco delle sue gesta da giocatore, né tanto meno si sofferma troppo sulla sua breve ascesa e la sua devastante caduta, si propone piuttosto come un’opera intimista, che prova a scavare nei meandri della mente di un personaggio, a suo modo, leggendario, tuttora alle prese con i suoi demoni.
La vita e la carriera di Daniels furono molto legate a quelle di coach Jerry Tarkanian, meglio noto come ‘Lo squalo’, che tentò una prima volta di portarlo a giocare all’università dove allenava (UNLV, a Las Vegas) a fine anni ’80. Il ragazzo era un talento puro dei playground di New York ma viveva in povertà in una zona assai malfamata (il Queens) ed il suo livello di scolarizzazione era estremamente basso. Lloyd aveva perso la madre per malattia a quattro anni ed il padre, dopo questo fatto, era caduto in una spirale di dipendenza dalla quale non si rialzò più, fino alla sua prematura scomparsa, il ragazzo si divideva quindi tra le due nonne, che lo seguivano come potevano. Di solito Lloyd entrava a scuola e ne usciva pochi minuti dopo dal retro, quindi a 18 anni faceva fatica persino a leggere. Il leggendario (e controverso) coach Tarkanian era considerato un esperto nel recuperare ragazzi problematici, su questo si era costruito la carriera da allenatore ed era stato ripagato sul campo dai suoi ragazzi, arrivando alla sorprendente vittoria del titolo nazionale nel 1990 ed a 4 final four tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90, risultati assolutamente inaspettati per una piccola università. Tarkanian affidò Daniels ad un assistente personale e lo fece iscrivere ad un Junior College per ottenere il diploma necessario per iscriversi all’università e quindi giocare.
Dopo un breve periodo in Nevada però Daniels fu arrestato mentre provava a comprare della droga da un poliziotto, per cui Tarkanian fu costretto a prendere le distanze dal ragazzo, che non giocò mai a UNLV né in nessuna altra università. Pochi anni dopo, coinvolto in uno scandalo per pagamenti vietati agli studenti-giocatori, Tarkanian dovette dimettersi da UNLV (1992), mentre Daniels fallì diverse volte nei suoi tentativi di disintossicarsi e giocò (e fu cacciato) ripetutamente nelle leghe minori americane, finchè nel 1989, tornato a New York, fu coinvolto in una sparatoria per ragioni di droga davanti a casa della nonna e finì in ospedale in fin di vita, colpito da 3 proiettili. Daniels, che aveva a quel punto solo 19 anni, si salvò miracolosamente, ma da allora vive con un proiettile conficcato in una spalla. Nel 1992 Tarkanian divenne allenatore di una squadra professionistica in fase di ricostruzione, i San Antonio Spurs, nell’NBA, ed una delle sue prime mosse fu quella di richiamare a sé Daniels che, sposatosi e con un figlio a carico, aveva intrapreso un serio percorso di disintossicazione con John Lucas, ex giocatore professionista ed allenatore, che aveva a sua volta avuto problemi di alcool e droga in gioventù. Swee’pea alla sua seconda partita NBA mise insieme una prestazione da 26 punti e si costruì una inaspettata seconda vita da giocatore, anche se Tarkanian lasciò la panchina (peraltro proprio a John Lucas) dopo pochi mesi, tornando ad allenare a livello di college.
Comunque tra NBA, Europa e minors americane, Daniels continuò a giocare fino al 2005 senza fare cose strepitose, ma dimostrandosi ancora un giocatore dignitoso nonostante, come ammetteva lui, si sentisse fisicamente al 60% di quello che era ai tempi del liceo, nei suoi anni migliori.
Il documentario, peraltro concluso con estrema difficoltà e con molto ritardo, si chiude a 10 anni dalla fine della carriera di Daniels che, ingrassato e claudicante, provato da una vita di eccessi, allena dei ragazzini, ha 3 figli, si è separato dalla moglie Kendra ed anche se assicura di non far più uso di crack, tra alti e bassi continua a rifugiarsi nell’alcool. May include nel documentario alcune registrazioni di telefonate che mostrano chiaramente lo stato confusionale nel quale Daniels pare versare. Nel Febbraio 2015, poco prima della fine delle riprese, anche Tarkanian, l’uomo che più ha creduto in Daniels, muore, non prima di un emozionate incontro tra ‘Lo squalo’, già molto malato, e l’allievo che lo aveva deluso ma che, nonostante tutto, accoglie a casa sua come un figlio.