CUORI NELLA TORMENTA
CUORI NELLA TORMENTA
GENERE: commedia
ANNO: 1984
PAESE: Italia
DURATA: 102 minuti
REGIA: Enrico Oldoini
CAST: Carlo Verdone, Lello Arena, Marina Suma, Sandra Mantegna, Rossana Di Lorenzo
Affanni d'amore nella magia del Golfo Dei Poeti, il fascino acqua e sapone di Marina Suma tra la romanità spaccona ma impacciata di Carlo Verdone e la napoletanità vulcanica e ingenua di Lello Arena: rivediamo con piacere e con una certa nostalgia Cuori Nella Tormenta, opera prima del compianto Enrico Oldoini.
Walter “Uòlter” Migliorini, sottufficiale di Marina, e Raffaele “Raf” Cuoco, cuoco di bordo, entrambi in licenza alla Spezia, si incontrano per caso su un vaporetto diretto a Portovenere; per una serie di coincidenze si trovano a condividere lo stesso appartamento e a innamorarsi, l’uno all’insaputa dell’altro, di Sonia, impiegata della Sip e aspirante attrice appena uscita da una storia tormentata; questa situazione provoca una ridda di equivoci che sembra poter sfociare in risvolti drammatici, ma i colpi di scena non mancheranno…
Poco tempo fa ci ha lasciati il regista e sceneggiatore spezzino Enrico Oldoini, uno di quegli artigiani capaci di ritagliarsi un posto importante nell’ambito del cinema e della tv popolari; nato infatti professionalmente negli anni settanta come soggettista e sceneggiatore per nomi di un certo peso come Paolo Cavara, Alberto Lattuada, Pasquale Festa Campanile, Carlo Verdone, Nanni Loy, Sergio e Bruno Corbucci, Lina Wertmuller ecc., passa poi dietro alla macchina da presa dirigendo perlopiù commedie e cinepanettoni (sua l’intuizione di unire Massimo Boldi e Christian De Sica in una coppia che farà sfracelli per anni al botteghino), sino a ideare due delle serie più seguite e amate degli ultimi anni, Don Matteo e Un Passo Dal Cielo.
Per il suo esordio alla regia nel 1984 scrive un copione intitolato Cuori Nella Tormenta – come il dramma sentimentale del 1940 di Carlo Campogalliani, ma le corrispondenze si fermano qui – insieme a Furio Scarpelli, Ettore Scola e Carlo Verdone (scusate se è poco…) incentrato sul classico triangolo amoroso tra due amici che si contendono una donna; Oldoini decide di affidare i ruoli principali allo stesso Verdone (col quale aveva già collaborato un paio di anni prima per il cult Borotalco) e a Lello Arena, anch’egli approdato da poco tempo al cinema insieme al sodale Massimo Troisi, entrambi reduci dai fasti teatrali della “Smorfia”; come protagonista femminile viene invece scritturata Marina Suma, in grande ascesa dopo il successo di Sapore Di Mare dei fratelli Vanzina.
Il primo tratto curioso dell’opera sta proprio nello scommettere sulla coesistenza tra due attori così particolari e molto connotati dalle rispettive zone di provenienza; un’altra peculiarità risiede nella scelta di Oldoini di giocare in casa, sfruttando il fatto che i protagonisti sono uomini di mare (insomma è ancora una storia di “marinai donne e guai” come quella di Gianni Simonelli del 1958, in una Spezia fatta passare però per Barcellona…): il film infatti è girato prevalentemente nel borgo di Portovenere (dove Oldoini avrebbe voluto ambientare anche Don Matteo), con poche restanti sequenze equamente divise tra il capoluogo (soprattutto in zona passeggiata Morin, molo Italia e giardini pubblici) e Monterosso, l’ultima delle Cinque Terre, locations indubbiamente di grande fascino e i cui scorci mozzafiato sono catturati con ottimo gusto dal regista, ma anche relativamente poco utilizzate (su tutto ciò che riguarda il cinema in questo lembo estremo di Liguria il prof. Fabio Carlini – spezzino trapiantato a Milano – ha scritto anni fa un bel libro intitolato Baci E Spari Nel Golfo-Il Romanzo Del Cinema Alla Spezia).
Ma non è tutto, perchè la pellicola, anche a riguardarla a distanza di molti anni, rivela alcune interessanti suggestioni dovute sicuramente all’eterogeneità dei creatori: Verdone e Arena portano sullo schermo dei caratteri in qualche modo collaudati (il primo riprende in sostanza il personaggio del finto spavaldo e millantatore, ma in realtà “mammone” mai cresciuto, già visto appunto in Borotalco – là vaneggiava di avventure su natanti battenti improbabili bandiere mentre qui è realmente imbarcato… -, il secondo quello del “cane bastonato” iper-sentimentale da sceneggiata napoletana), i quali però nell’occasione sono immersi in un contesto dove a farla da padrone, più che la commedia un po’ pecoreccia e sguaiata di quegli anni (l’umorismo c’è ma è stemperato da un certo retrogusto malinconico nell’evidenziare la solitudine esistenziale dei protagonisti; e a creare tale atmosfera contribuisce il mare d’inverno sovente battuto dalla pioggia), è una sorta di garbata parodia del melodramma alla Matarazzo (evidente nella recitazione esageratamente enfatica della Suma, che fa appunto il verso a certe interpretazioni tipiche del periodo) condita di schegge grottesche e surreali che ricordano un Luciano Salce (tutta la lunga sequenza para-fantozziana della festa di carnevale girata sul ponte di una petroliera in disarmo nella rada di Fezzano, ma anche le velate allusioni di attrazione omoerotica tra i due protagonisti – Walter che, dividendo il letto con Raffaele, a un certo punto gli salta addosso come colto da un raptus, o le scenate e gli accessi di gelosia di quest’ultimo, che finisce per diventare un vero e proprio stalker…), e quindi di tutto un sostrato meta-cinematografico (che si palesa con chiarezza nel finale).
Cuori Nella Tormenta rimane insomma un’opera a suo modo particolare nell’ibridare generi e maschere in maniera ironica, mai volgare e anche se vogliamo colta (oltre a quelli già menzionati, i possibili riferimenti “alti” vanno da Dramma Della Gelosia e C’Eravamo Tanto Amati di Scola, non a caso qui nelle vesti di cosceneggiatore, a Jules E Jim di Truffaut), nonché un sentito omaggio di Oldoini all’amata terra natia.