RUBBER'S LOVER

GENERE: horror estremo vm 18, cyberpunk
ANNO: 1996
PAESE: Giappone
DURATA: 91 minuti
REGIA: Shozin Fukui
CAST: Nao, Norimizu Ameya, Youta Kawase, Mika Kunihiro, Sosuke Saito
Dopo 5 anni dall'estremo "964 Pinocchio" Shozin Fukui torna con un altro piccolo capolavoro (considerabile una sorta di prequel del poc'anzi citato) in pieno stile Cyberpunk Giapponese, Rubber's Lover. Una chicca di cinema disturbante e delirante dove i protagonisti sono esseri umani cavie di folli scienziati. Una storia molto semplice in se ma un percorso visivo nell'eccesso che bisogna vivere.
Una potente corporazione non ben definita finanzia esperimenti su cavie umane per cercare di capire come potenziare i poteri psichici umani. Un gruppo di scienziati ha scoperto che per ottenere ciò bisogna ricorrere all’uso di una sostanza stupefacente sintetica chiamata etere (ma che nulla ha a che vedere col gas con il quale gonfiamo palloncini ed alteriamo la nostra voce) in sinergia con gli ultrasuoni emanati da un gigantesco macchinario computerizzato, il DDD. L’esperimento in primis sembra funzionare ma le cavie finiscono per passare in brevissimo tempo dalla follia alla morte più atroce. I dirigenti di questa fantomatica azienda a questo punto decidono di tornare sui loro passi ed insabbiare tutto prima che la notizia arrivi alla stampa; gli scienziati però, ormai preda del loro delirio di onnipotenza ed onniscienza, non ne vogliono sapere e, contravvenendo alle disposizioni rapiscono un loro collega (contrario al loro agire) e una dipendente per somministrargli il test mortale.


Shozin Fukui è senza ombra di dubbio rimasto ammaliato dalla visione di Tetsuo: The Iron Man del maestro Shinya Tsukamoto, ne richiama infatti le atmosfere cyber punk industriali e il bianco e nero sporco, granuloso e molto contrastato con cui è girata l’intera pellicola; questo crea un senso di soffocamento ed ansia così come il claustrofobico laboratorio nel quale si volgono i fatti. La colonna sonora interamente composta da suoni meccanici e distorsioni dissonanti, accresce il senso di oppressione e di delirio; le urla ci trapaneranno i timpani e se arriverete al punto di disinserire l’audio è una reazione normale. Il montaggio è frenetico, le inquadrature spesso sbavate ed inaspettate, i movimenti di macchina rapidi e fuori dagli schemi; i nostri occhi sono costantemente obbligati ad assistere a torture, stupri, feticismo estremo (che non pià mancare in un’opera del genere) e il paragone con la “Cura Ludovico” di Arancia Meccanica nasce spontanea.
Rubber’s Lover di Shozin Fukui mette in scena la morte dell’essere umano come tale e la sua rinascita come essere superiore completamente svincolato dalle emozioni e dalla fisicità, l’individualismo esasperato è l’unica via da seguire per sopravvivere ai vincoli disposti dalla società e dalla natura stessa del nostro corpo.
Peccato che oltre a Rubber’s Lover, a 964 Pinocchio e ad un paio di corti estremi Shozin Fukui non abbia, ad oggi, proposto altro dedicandosi essenzialmente alla produzione di video clip musicali.