IO SONO L'ABISSO
IO SONO L'ABISSO
GENERE: thriller, drammatico
ANNO: 2022
PAESE: Italia
DURATA: 126 minuti
REGIA: Donato Carrisi
CAST: Sara Ciocca, Michela Cescon, Lidiya Liberman, Ettore Scarpa
Tre menti oppresse dal male di vivere, dal peso dei rimorsi e dalla follia, un lago da incubo, la violenza che genera violenza in un loop infinito che solo un gesto di amore potrà spezzare... Torna Donato Carrisi e fa di nuovo centro con Io Sono L'Abisso.
L’Uomo che Puliva è un mite operatore ecologico, ma coltiva un “hobby” decisamente particolare…; la Madre è una povera “svitata” fissata con l’aiutare le donne vittime di soprusi, e ha un terribile segreto che appartiene al suo passato; la Ragazzina col Ciuffo Viola decide che è l’ora di farla finita con questo mondo che brama solo di sfruttare il suo corpo: cos’hanno in comune queste anime in pena? Quando dal lago affiora un braccio appartenente a chissà chi è come se tornassero a
galla anche tanti segreti nascosti…
Il male è un cerchio: parte da questo assunto la nuova fatica di Donato Carrisi, terza trasposizione di un suo best seller dopo l’ottima opera prima La Ragazza Nella Nebbia e il meno riuscito L’Uomo Del Labirinto; lo scrittore-regista pugliese gioca qui di nuovo, dopo le montagne trentine dell’esordio, la carta vincente di una provincia incubatrice di drammi striscianti e indicibili, come vuole una consolidata tradizione (da I Peccatori Di Peyton Place a Twin Peaks); stavolta Carrisi immerge (è proprio il caso di dirlo…) i suoi personaggi dentro “un ramo del lago di Como” di manzoniana memoria: acque limacciose e putride, che risucchiano esistenze fallate da abissi interiori abnormi risputandole smembrate (sia metaforicamente che concretamente…), ma sono anche disposte a tornare liquido amniotico per possibili rinascite…
C’è un bambino che si è fatto uomo senza poter stare tra gli uomini, perchè una vita di abusi e sofferenze gli ha insegnato che questi ultimi mentono sempre mentre i loro rifiuti no, così da ligio netturbino si porta il lavoro a casa per scegliere con cura la sua prossima preda; è un assassino seriale efferato, dedito alla caccia di “tardone” sole al mondo in locali di infimo livello, dove si trangugiano drink scadenti e si balla Bobby Solo.
Carrisi ci mostra da subito il suo volto glabro (a impersonarlo c’è un attore bravissimo e in grande ascesa come Gabriel Montesi), il goffo travisamento che utilizza quando è in “azione” nella notte ed il costante e delirante dialogo con un immaginario alter ego diabolico che lo domina, disegnandolo come una sorta di tenebroso ma anche un po’ patetico ibrido tra un Jeffrey Dahmer di periferia e La Fatina Dei Denti di Manhunter; eppure ciò che colpisce, e rende la sua figura in qualche modo paradossalmente empatica per lo spettatore, è quella piccola breccia nel buco nero della sua anima che si allarga fragorosamente in concomitanza di una decisiva svolta narrativa, e la paura conseguente con la quale accoglie questa opportunità; una paura che ritroviamo speculare anche negli altri due lati del triangolo sghembo sul quale si sostanzia il plot: una madre (l’intensa Michela Cescon, qui protagonista dopo un piccolo ruolo ne La Ragazza Nella Nebbia), che tutti chiamano pazza ma invece è evidentemente lucidissima nel comprendere l’orrore del mondo perchè lo ha covato dentro di sé, trasmesso chissà per quali vie (c’è un twist finale in questo senso, che porta il tutto ad un livello quasi metafisico…), e ora forse troverà il coraggio di guardarlo di nuovo in faccia per chiedere una spiegazione ed esorcizzarlo in qualche modo; e un’infelice Lolita (Sara Ciocca) di famiglia agiata e figlia dei nostri tempi fatui e maledetti, dove a tredici anni si può essere già stufi di tutto e perciò si diventa magari anche capaci di tutto, senza rendersi conto delle conseguenze…
Tre esistenze “sbagliate”, tre percorsi apparentemente distanti che Carrisi, con un uso sapiente del flashback, finisce invece per far convergere, non rinunciando però ad una certa cripticità: questo aspetto dona ulteriore fascino ad una pellicola sfuggente e poco incasellabile, che parte da stilemi thriller per poi scomporli gradualmente in una sorta di dramma-noir intimista, senza dimenticare tutto un background “cinefilo” di fondo (per certi versi rimanda ad un’opera altrettanto indefinibile come La Solitudine Dei Numeri Primi di Saverio Costanzo); Io Sono L’Abisso è una ricognizione nei nostri recessi più ferini che tocca inevitabilmente temi di attualità come il cosiddetto femminicidio, lo sfruttamento sessuale e il cyberbullismo, dei quali mette in luce alcune dinamiche psicologiche, ma ha il pregio di non dimenticare mai di essere un film saldamente ancorato al genere, che deve gran parte della sua riuscita ad un azzeccatissimo “mood” cupo (merito anche di una regia sempre più matura e creativa nelle inquadrature) capace di creare disagio senza mostrare una goccia di sangue ma anche di aprirsi a squarci improvvisi di luce nelle tenebre, trovando persino l’ardire di un’agnizione al ralenti con lacrime nella pioggia tra due “replicanti” divenuti finalmente umani…