NON VIOLENTATE JENNIFER
NON VIOLENTATE JENNIFER
GENERE: horror vm 18, drammatico, thriller
ANNO: 1978
PAESE: USA
DURATA: 93 minuti
REGIA: Meir Zarchi
CAST: Camille Keaton, Eron Tabor, Richard Pace, Anthony Nichols, Gunter Kleemann
"Non violentate Jennifer" di Meir Zarchi è sicuramente il "rape and revenge" più famoso e più controverso di sempre. Una storia cruda ed inesorabile a tal punto da esserne tutt'oggi vietata la riproduzione in diversi stati e da esser considerato uno dei film più disturbanti mai prodotti nonostante abbia compiuto più di 40 anni.
Jennifer (Camille Keaton) è una giovane ed avvenente scrittrice newyorchese che decide di trascorrere un periodo nella quiete e nell’isolamento di una casa di campagna per potersi dedicare, senza distrazioni, alla stesura di un nuovo romanzo. Pensando di non esser vista da nessuno, dato l’isolamento dell’abitazione, si concede di indossare abiti succinti e di prendere il sole in riva al fiume che scorre li vicino. Ma la sorte non le è favorevole, un gruppo di quattro balordi del posto, dediti all’alcol e all’ozio, la notano e interpretano con l’occhio del “macho che viene messo in tentazione” gli atteggiamenti di lei. Secondo la loro mentalità la donna è “puttana a prescindere”, soprattutto una che viene dalla città, luogo per eccellenza di vizi e di sesso libero e Jennifer li sta palesemente invitando a farsi avanti, purtroppo nulla è più lontano dalla realtà.
Un giorno le piombano addosso all’improvviso, la rapiscono ed inizia così il suo calvario; viene trascinata nel bosco e più volte violentata dai quattro in un disturbante gioco di caccia, come fa il gatto col topo. Stremata riesce a raggiungere casa nell’intento di mettersi in salvo ma, ahimè, la banda è già lì ad attenderla ed inizia un altro logorante (anche per lo spettatore che guarda) gioco di violenza, di denigrazione e di abusi sessuali.
Stremata, decidono di ucciderla affinchè non parli con nessuno dell’accaduto ma sfortunatamente per loro, nell’atteggiamento tipico del branco, affidano il compito al più debole della banda perchè nessuno vuole prendersi la responsabilità del gesto conclusivo. Lui però, o per paura o per un rigurgito di moralità (a voi l’interpretazione), simula ma non esegue l’assassinio. Jennifer riprende i sensi, trascorrono i giorni e devastata nel fisico ma ancor più nello spirito pianifica la sua vendetta.
Li colpisce separatamente, uno ad uno, li seduce e si riconcede loro, tanto ormai la sua dignità è persa, li fa cadere in trappola e ne esegue, con lucida pianificazione, il feroce rituale di morte, seguendo una sua logica di legge del taglione; occhio per occhio, dente per dente, tanto mi hai costretto a subire e altrettanto subirai. Nel momento della morte la paura si impadronisce di loro, piangono, invocano perdono, cercano di convincerla che le vittime sono loro, non lei, perchè lei, Jennifer, li ha provocati mostrando le gambe, indossando costumi succinti e loro sono solo uomini, non potevano lasciar correre e hanno fatto solo il loro dovere di maschi; lei Jennifer l’angelica giovane ragazza di città, fanciullescamente sexy, si trasforma nell’ angelo della morte.
Quello che rende Non violentate Jennifer un film ancora oggi disturbante e consigliato solo a chi è scarsamente impressionabile è la crudezza del realismo con il quale è girato; Meir Zarchi si è soffermato per ben 30 minuti sulla sequenza centrale degli stupri ripetuti, ed è una mezzora pesantissima, alienante, sconvolgente che allenta il tiro per pochi attimi illudendoci di essere alla fine per poi colpire ancora più brutalmente. Il momento della vendetta è una liberazione tanto per Jennifer quanto per noi.
Le riprese e la fotografia seguono lo stile del documentario naturalistico; la colonna sonora è totalmente assente, non dobbiamo distrarci da ciò che vediamo e le emozioni che proviamo sono già tutte racchiuse nelle atrocità che si dipanano davanti ai nostri occhi.
Uno dei motivi per cui in molte nazioni questo film è stato ed è tuttora boicottato consiste nelle critiche mosse a Meir Zarchi di misoginia, Non violentate Jennifer è interpretato da molti come un film contro le donne ma onestamente mi sento di affermare proprio l’esatto contrario. Tutto ciò che la protagonista è obbligata a vivere fa parte dei topoi di genere del “rape and revenge “ ed anzi, nella seconda parte, quella gustosa della vendetta, la donna ha la sua rivalsa denigrando l’uomo, mostrandolo come un codardo, forte solo se in gruppo e schiavo della sua pulsione sessuale, tutto pene e niente cervello. Non a caso il titolo provvisorio della pellicola era “Day of the Woman” e solo successivamente “I Spit on your grave“.
A parte la splendida e bravissima Camille Keaton (recitare questo ruolo non è stato per nulla facile), nota in Italia per aver preso parte a film come Cosa avete fatto a Solange?, Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale Europea e Il sesso della strega degli anni ’70, il resto del cast era alla sua prima ed unica apparizione cinematografica.
Non violentate Jennifer a distanza di anni resta ancora un film tra i più shockanti e disturbanti, una pietra miliare che nel tempo ha avuto diversi sequel e remake ma lontani dalle atmosfere agghiaccianti di questo imperdibile cult.