DJANGO

i cinenauti recensioni film serie tv cinema Django

DJANGO

DJANGO

i cinenauti recensioni film serie tv cinema Django

GENERE:         azione, western

ANNO:             1966

PAESE:            Italia, Spagna

DURATA:         87 minuti

REGIA:            Sergio Corbucci

CAST:              Franco Nero, José Bódalo, Loredana Nusciak, Ángel Álvarez, Gino Pernice, Giovanni Ivan Scratuglia

Tra i generi più prolifici del cinema nostrano sicuramente il Western all'Italiana o "Spaghetti Western" merita un posto sul podio. Molte di quelle produzioni sono diventate, con il passare degli anni, veri e propri cult e spesso hanno permesso a registi ed attori poco noti di affermarsi. È questo il caso di "Django" di Sergio Corbucci con un Franco Nero sensazionale e all'epoca misconosciuto.

Siamo ai confini col Messico e la Guerra di Seccessione si è conclusa da poco ma gli animi di chi abita queste zone di frontiera sono ancora turbolenti e la guerriglia tra messicani ed americani non accenna a placarsi. In questo contesto di violenza e di razzismo portato all’eccesso, Django (Franco Nero), cammina solitario, sella in spalla, trascinando un’infausta bara. Giunto in prossimità di un ponte che attraversa delle estese sabbie mobili viene attirato dalle urla di una donna, Maria (Loredana Nusciak), prima frustata dai ribelli messicani del generale Hugo Rodríguez (José Bódalo) e poi quasi bruciata viva dalla banda di scagnozzi incappucciati del maggiore Jackson (Eduardo Fajardo), rea di essere una “mezzo sangue”. Il misterioso personaggio dagli occhi di ghiaccio decide di intervenire per salvarle la vita e, con un’abilità mai vista prima nell’uso della pistola, si libera facilmente degli aguzzini. Arrivano quindi nella vicina città, ormai fantasma, dove l’unico segno di vita sono il saloon e le prostitute che vi abitano e lavorano, una sorta di zona franca, dove si recano a sfogare i propri istinti sia i messicani che gli americani. Sembrerebbe che Django non sia giunto fin lì per caso ma che abbia un piano ben preciso legato al suo passato e ad una vendetta da attuare contro il Maggiore Jackson, colpevole di avere ucciso anni prima sua moglie, Mercedes Zaro; per perseguire il suo scopo, inizia a muoversi cinicamente e pericolosamente tra le due parti avversarie.

Django i cinenauti recensioni film serie tv cinema
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Parlare di un cult come Django di Sergio Corbucci non è cosa facile, si potrebbero scrivere pagine e pagine su questo film e quindi mi limiterò a lanciare spunti di riflessione.

Partiamo dal personaggio principale interpretato magistralmente da un Franco Nero che sembra esser nato per quel ruolo. Eroe che ricalca chiaramente lo stereotipo dei personaggi del genere (quelli interpretati da Clint Eastwood o da Terence Hill per citare i più noti), freddi occhi glaciali, misterioso, di poche parole, fa sentire la sua voce solo attraverso dialoghi secchi e sprezzanti. Il protagonista in questione però è dotato di un cinismo portato all’estremo e di una determinazione implacabile nell’adempimento della sua vendetta e nella ricerca di quella giustizia che non ha mai avuto.

Django è dunque un film violento e crudo per l’epoca e proprio per questo soggetto, anche in patria, a forme di censura. Memorabile è la scena dell’orecchio tagliato ed infilato in bocca; disturbante la sequenza dei contadini messicani fatti fuggire uno ad uno per essere subito assassinati a colpi di fucile in un atroce gioco razzista di cacciatore e preda; la sporcizia si respira in ogni angolo, nelle facce “brutte” e fortemente caratterizzanti degli sgherri, nel fango che ricopre ogni cosa e nel quale sguazzano i personaggi, nelle sabbie mobili che sono pronte ad ingoiare uomini senza anima.

A causa del suo grande successo in Italia e in tutto il mondo, Django appare in ben 27 altri titoli che purtroppo finiscono per svilirne la figura; solo uno è il vero sequel, Django 2 – Il grande ritorno (1987) di Ted Archer (pseudonimo di Nello Rossati) ambientato stranamente in Colombia.

Oltre alla sequenza iniziale, alla scena della mitragliatrice e al fantastico duello finale a Tombstone, Django ha fatto la storia anche per la colonna sonora di Luis Bacalov con la collaborazione di Franco Migliacci e la voce di Rocky Roberts che ne canta il motivo entrambe riprese e riproposte nel rifacimento Django Unchained di Quentin Tarantino.

Alcune curiosità. L’aiuto regista del film è Ruggero Deodato, diventato famoso più avanti per Cannibal Holocaust e tutto il filone dei “cannibal movies”. Il direttore della fotografia, Enzo Barboni, diventerà anch’esso un noto regista con lo pseudonimo di E.B. Clucher, sono suoi tutti i film della saga di “Trinità” e molte altre produzioni con Terence Hill e Bud Spencer come protagonisti. Il nome del protagonista invece è ispirato al chitarrista jazz Django Reinhardt.

Trattandosi di una pellicola di culto invitarvi alla visione mi sembra un gesto scontato ma altresì doveroso.

John il boia Ruth

Sono Gilberto, alias John il boia Ruth, la mente che ha dato forma a questo progetto. Nella vita mi occupo di web: dal marketing alla grafica, dalla progettazione di siti ai Social Network. Ne I Cinenauti ho voluto fondere il mio lavoro, che amo, con la mia più grande passione, il cinema. Prediligo gli horror, meglio se estremi e disturbanti, i thriller, i fantasy e i film d'azione. Insomma divoro qualsiasi cosa cercando di non farmi condizionare dai pregiudizi.