SMILE

SMILE

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GENERE:         horror

ANNO:             2022

PAESE:             USA

DURATA:         115 minuti

REGIA:              Parker Finn

CAST:                Sosie Bacon, Jessie Usher, Kyle Gallner, Rob Morgan, Kal Penn

Smile, film horror del 2022 diretto da Parker Finn, ha generato un notevole hype ancor prima dell'uscita nelle sale, grazie ad una campagna marketing a dir poco agghiacciante. L'attesa è stata ripagata? Sì almeno in parte. Smile è un horror efficace sebbene non presenti nessun elemento di originalità.

La trama ruota attorno a Rose Cotter, una psichiatra la cui vita viene sconvolta dal suicidio di una sua paziente, Laura. Prima di morire, Laura, con un sorriso inquietante stampato sul volto, racconta di essere perseguitata da un’entità malvagia. Dopo la tragica morte, Rose inizia a sperimentare allucinazioni e fenomeni paranormali simili a quelli descritti dalla giovane suicida, precipitando in un vortice di paranoia e terrore.  La maledizione, a quanto pare, si trasmette attraverso il suicidio, passando da una vittima all’altra.

Il film, basato sul cortometraggio “Laura Hasn’t Slept” dello stesso Finn, punta dritto a spaventare lo spettatore, e ci riesce. Pur non raggiungendo l’autorialità di registi come Eggers o Aster, Finn dimostra un’ottima padronanza del genere, richiamando lo stile dinamico e a tratti “disordinato” di James Wan, in particolare di “The Conjuring”.

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La regia di Finn è efficace nel creare un’atmosfera di costante tensione, utilizzando sapientemente jumpscare ben piazzati (sebbene un po’ eccessivi…) e movimenti di macchina suggestivi, come l’inquadratura iniziale che ricorda l’incipit di “Midsommar”.  L’aspetto visivo dell’entità maligna è particolarmente riuscito, evolvendosi da una presenza simile a quella di It Follows a una figura terrificante che richiama le illustrazioni di disturbi mentali.

La performance di Sosie Bacon, figlia di Kevin Bacon, è il vero punto di forza del film. L’attrice riesce a trasmettere con credibilità la crescente paranoia e disperazione di Rose, passando da una professionista sicura di sé a una donna sull’orlo della follia. La sua interpretazione contribuisce notevolmente all’immedesimazione dello spettatore.

Smile scava a fondo nelle ferite dell’anima, esplorando il tema del trauma infantile e le sue devastanti conseguenze nella vita adulta. Il film sottolinea come questi traumi, se non elaborati e superati, possano condizionare l’intera esistenza, trasformandosi in un fardello invisibile che si trascina per anni. La depressione, altro tema centrale del film, viene rappresentata con crudo realismo. Smile mostra la difficoltà di esprimere il proprio malessere e l’incomprensione che spesso si incontra da parte degli altri. È più facile che le persone intorno a noi minimizzino o addirittura neghino la nostra sofferenza, forse per paura di essere contagiate da quel dolore. Un dolore che, come una maledizione, si trasmette da una persona all’altra.

Proprio la maledizione, elemento cardine della trama, può essere interpretata come una metafora della depressione stessa. Un male invisibile che si insinua nella mente, distorcendo la percezione della realtà e conducendo alla disperazione. Come la maledizione del film, la depressione può isolare l’individuo, rendendolo prigioniero dei propri pensieri negativi e alimentando un senso di impotenza e solitudine.

L’opera evidenzia anche la fragilità di chi cerca di aiutare le persone affette da questo male oscuro. Chi si dimostra disposto ad ascoltare e a tendere una mano rischia di essere risucchiato nello stesso vortice di sofferenza, diventando a sua volta vittima della “maledizione”. Questo aspetto aggiunge un ulteriore livello di complessità alla narrazione, sottolineando l’importanza di un supporto adeguato e professionale per affrontare la depressione.

Nonostante una sceneggiatura a tratti derivativa e l’utilizzo di alcuni topoi del genere, Smile si distingue per la regia di qualità, le ottime performance attoriali, in particolare quella di Sosie Bacon, e l’efficace costruzione della tensione. Un horror solido e ben confezionato sebbene per nulla originale ma che ha saputo conquistare il pubblico al botteghino e che apre le porte al sequel

John il boia Ruth

Sono Gilberto, alias John il boia Ruth, la mente che ha dato forma a questo progetto. Nella vita mi occupo di web: dal marketing alla grafica, dalla progettazione di siti ai Social Network. Ne I Cinenauti ho voluto fondere il mio lavoro, che amo, con la mia più grande passione, il cinema. Prediligo gli horror, meglio se estremi e disturbanti, i thriller, i fantasy e i film d'azione. Insomma divoro qualsiasi cosa cercando di non farmi condizionare dai pregiudizi.