KNIVES OUT - GLASS ONION

GENERE: commedia, giallo
ANNO: 2022
PAESE: USA
DURATA: 139 minuti
REGIA: Rian Johnson
CAST: Daniel Craig, Edward Norton, Janelle Monáe, Kathryn Hahn, Leslie Odom Jr., Kate Hudson, Dave Bautista, Ethan Hawke, Hugh Grant, Joseph Gordon-Levitt, Angela Lansbury
Torna Benoit Blanc sotto il sole del mar Egeo, e il delitto è di nuovo servito! Le cipolle hanno molti strati, ma la soluzione come sempre sta davanti ai nostri occhi... Malgrado qualche inciampo, RianJohnson con Glass Onion conferma che la vecchia formula del giallo misto a commedia può tornare a splendere anche senza bisogno di inutili remake (citofonare Kenneth Branagh).
Lo stravagante miliardario Miles Bron convoca come ogni anno per un weekend nella sua isola in Grecia i suoi più cari amici; tra le altre cose è prevista una “cena con delitto”: la “vittima” sarà lo stesso padrone di casa e gli ospiti dovranno indovinare il colpevole. A sorpresa si presenta anche il famoso detective Benoit Blanc, il quale ha ricevuto un invito all’insaputa di Bron; i suoi servigi non tarderanno comunque ad essere indispensabili poiché verrà commesso davvero un omicidio e tutti i presenti saranno di conseguenza sospettabili…
Giunto al secondo capitolo (un terzo è già in preparazione) del “franchise” col quale ha riattualizzato con grande successo la formula del giallo “matematico” alla Agatha Christie, Rian Johnson, pur tenendo saldo il “meccanismo” di fondo, percorre stavolta una strada maggiormente eccentrica; se in Cena Con Delitto, infatti, la rappresentazione di un’America divisa ai tempi di Trump, con tanto di “focus” sulla questione immigrazione (il personaggio centrale di Ana De Armas) rimaneva alla fine in superficie rispetto allo sviluppo di un “plot” di stampo “ereditario” piuttosto classico, risultando alla lunga anche un po’ forzata e ridondante, in Glass Onion a Johnson sembra quasi non interessare di condurci alla scoperta di un colpevole, perchè il “colpevole” in realtà viene individuato in un intero sistema al vertice del quale stanno delle teste di cazzo autoproclamatesi alla stregua di divinità terrene e circondate da nugoli di altrettante teste di cazzo attaccate a loro come il poppante alla tetta della madre.

Glass Onion mette dunque alla berlina quel circo di una volgarità grottesca, a cominciare dall’imbarbarimento del linguaggio, che abbiamo di fronte tutti i giorni, il “super mondo” fatto di guru hi-tech, politicanti da strapazzo, influencer ecc. (che poi finisce per decidere il destino del mondo reale) dove tutto è permesso in nome della “distruzione creativa” (persino prendersi la Gioconda in prestito e tenersela in casa per un po’!), sempre a patto però di socializzare i rischi e le perdite e privatizzare i profitti (anche l’isolamento per la pandemia rimane sostanzialmente riservato al popolino, perchè gli “eletti” hanno altre soluzioni… – interessante come questo sia uno dei pochi film ad essere ambientato in quel preciso periodo e a mostrare persone con le mascherine -).
Johnson concepisce un connubio vincente tra la natura incontaminata della splendida isola di Spetses e l’apparato ipertecnologico della dimora nella quale si muovono i protagonisti – locations che sfrutta al massimo con una regia decisamente ispirata e dinamica – e gira di conseguenza una pellicola più “iperbolica” sia nella caratterizzazione dei personaggi che negli snodi narrativi (in generale maggiormente improbabili rispetto al primo episodio, per quanto gestiti con la solita perizia millimetrica), innervandola di un sostrato “meta” che diventa esso stesso gioco nel gioco – a cominciare dal titolo identico a quello di una canzone dei Beatles contenuta nel White Album, un pezzo volutamente criptico rivolto a coloro che cercano significati nascosti in ogni cosa -: appaiono, o vengono citati, in ordine sparso (e sicuramente ne dimentico qualcuno) Ethan Hawke (nei panni di un simil Dude Lebowski), Jeremy Renner, Jared Leto, Hugh Grant, Gillian Flynn (colei che “architetta” omicidi…), Serena Williams, Kareem Abdul Jabbar, Stephen Sondheim (cosceneggiatore insieme ad Anthony Perkins di Un Rebus Per L’Assassino, film di Herbert Ross del 1973 al quale Glass Onion guarda in modo evidente), e soprattutto “la Signora in Giallo” Angela Lansbury; tutto ciò paradossalmente a dispetto di un cast principale che, tolti Daniel Craig (il quale, smessi i panni seriosi di Bond, si diverte un mondo a gigioneggiare risolvendo enigmi), Edward Norton (il cui passato in Fight Club viene espressamente omaggiato con una gigantografia posta nel salone delle feste…) e Janelle Monae non incide più di tanto (su questo aspetto Cena Con Delitto era di ben altro livello); ed è anche un peccato che Johnson – a differenza di Ross, il quale tirò le somme in maniera doverosamente cinica e beffarda – non abbia avuto il coraggio di andare sino in fondo al suo assunto, ossia certificando l’impossibilità della verità in un mondo dominato esclusivamente dal bieco interesse; assistiamo così ad una conclusione tanto pirotecnica quanto tutto sommato pleonastica, una sorta di copia del finale di Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni in versione sfigata e politically correct (l’ottima intuizione è dell’amico Hannibal).
Al netto di questi difetti Glass Onion rimane comunque un’opera molto godibile, e tanto mi basta.