SCHIAVE BIANCHE – VIOLENZA IN AMAZZONIA

SCHIAVE BIANCHE - VIOLENZA IN AMAZZONIA

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GENERE:         avventura, horror, cannibal movie

ANNO:             1985

PAESE:            Italia

DURATA:         91 minuti

REGIA:            Mario Gariazzo

CAST:              Elvire Audray, Will Gonzales

Sono passati tredici anni da quando Umberto Lenzi diede vita al filone tutto italiano dei Cannibal Movies che vede, in Schiave Bianche - Violenza in Amazzonia di Mario Gariazzo (alias Roy Garret) del 1985, la sua conclusione. Sebbene non ci siano rimandi concreti al cannibalismo, per l'ambientazione, le tecniche di ripresa e la sceneggiatura, la pellicola viene comunque considerata appartenente al genere.

Catherine Miles è una giovane studentessa, figlia di ricchi proprietari terrieri inglesi che hanno i loro affari in Brasile, a Ciudad Rosaz. Per il suo diciottesimo compleanno si trasferisce dall’Inghilterra, dove studia, all’Amazzonia dai genitori per trascorrere con loro le vacanze estive.
Un giorno, durante una gita in barca risalendo l’Orinoco, vengono assaliti da un gruppo di indigeni Guanirà che le uccidono i genitori e li decapitano sotto il suo sguardo impotente; lei viene immobilizzata e presa prigioniera. Gli zii che li seguivano a breve distanza su un’altra imbarcazione riescono a mettersi in salvo. Da questo momento inizia il calvario della bella Catherine che viene fatta oggetto di torture e contesa sessualmente tra i guerrieri della tribù. La spunta il giovane Umukai, colui che aveva decapitato il padre e la madre della ragazza, che di conseguenza lo respinge aspramente, reo dell’uccisione dei genitori. Solo in seguito all’assalto di un gruppo di uomini bianchi che sterminano la tribù Guarinà a suon di mitra, Cathrine viene a conoscenza della verità: il massacro della sua famiglia era stato compiuto da suoi simili e non dagli indios. A questo punto la giovane è libera di concedersi e di ricambiare l’amore di Umukai e di pianificare la sua atroce e sanguinosa vendetta.

La storia ci viene propinata come vera ed è raccontata dalla voce stessa di Catherine Miles (la bellissima Elvire Audray di Rimini Rimini) chiamata a difendersi per un’efferato omicidio in un’improvvisata aula di tribunale.

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Onestamente non si può gridare al capolavoro. Già il titolo sottintende un grado di violenza che poi non si vedrà e le schiave bianche di fatto sono una sola, Catherine. Il film più che un’horror è un frammisto tra un film d’avventura, un documentario (con le classiche sequenze di violenza tra gli animali) ma soprattutto uno smieloso film sentimentale dove il filo conduttore è l’amore tra l’indio e la ragazza bianca, prima impossibile per via delle credenze errate di lei e poi consumato ma comunque destinato a finire nel peggiore dei modi. Certo i momenti horror non mancano, decapitazioni, teste che esplodono e quant’altro ma gli effetti speciali sono talmente di bassa qualità da risultare ridicoli.

La recitazione lascia il tempo che trova, la sceneggiatura spesso è poco credibile così come la fluente capigliatura da rivista patinata di Umukai; il trucchetto della finta scena finale amatoriale per confermare la teoria della storia vera evitabilissima perchè inefficace.

Nasce spontaneo un confronto con il capostipite del genere, Il paese del Sesso Selvaggio di Umberto Lenzi. La storia è molto simile, in entrambi i casi il filo conduttore è un rapimento da parte degli indigeni, il periodo tormentato di adattamento ai nuovi costumi della tribù e la conseguente storia d’amore che nasce. Nell’opera di Lenzi la tribù è più “credibile”, la parte documentaristica più curata e compaiono, per la prima volta sullo schermo, i cannibali. Decisamente tutto un altro valore artistico.

Il film era stato proposto a Ruggero Deodato il quale rifiutò per portare avanti il progetto di Inferno in Diretta e mai scelta fu più saggia. Ne consiglio la visione solo a chi è realmente appassionato al cannibal movie per averne una visone più completa o a chi ama le “tette al vento” perchè quelle non mancano.

John il boia Ruth

Sono Gilberto, alias John il boia Ruth, la mente che ha dato forma a questo progetto. Nella vita mi occupo di web: dal marketing alla grafica, dalla progettazione di siti ai Social Network. Ne I Cinenauti ho voluto fondere il mio lavoro, che amo, con la mia più grande passione, il cinema. Prediligo gli horror, meglio se estremi e disturbanti, i thriller, i fantasy e i film d'azione. Insomma divoro qualsiasi cosa cercando di non farmi condizionare dai pregiudizi.