UTOPIA (Serie tv inglese originale)
GENERE: thriller , drammatico
ANNO: 2013 – 2014
PAESE: Gran Bretagna
DURATA: 2 stagioni (12 episodi, conclusa)
DA UN’IDEA DI: Dennis Kelly
CAST: Paul Higgins, Adeel Akhtar, James Fox, Geraldine James, Neil Maskell, Fiona O’Shaughnessy, Alexandra Roach, Nathan Stewart-Jarrett, Oliver Woollford, Ruth Gemmell
Cinque ragazzi londinesi, conosciutisi su un forum online di appassionati di fumetti, decidono di incontrarsi poiché uno di loro è entrato in possesso della seconda parte mai pubblicata di una graphic novel intitolata The Utopia Experiment, che sembra contenere messaggi cifrati riguardanti una terribile arma di distruzione di massa; al manoscritto però è interessata anche un’organizzazione segreta senza scrupoli, The Network, al vertice della quale siede un misterioso personaggio chiamato Mr. Rabbit; il tutto converge nella figura di una certa “Jessica Hide”, la quale, determinata a scoprire la verità sul suo passato e a sua volta braccata dai killer del Network, si unisce ai ragazzi; nel frattempo si diffonde la notizia che un’epidemia di una nuova influenza ha cominciato a colpire il paese e a livello governativo partono torbide manovre per l’acquisto e la somministrazione di vaccini…
Si resta folgorati, nel riguardare una serie come Utopia, di fronte alla maestria con la quale il commediografo Dennis Kelly, “cervello” dell’operazione, ha concepito una struttura ellittica enigmatica ma dalla coerenza interna inoppugnabile, toccando temi etici ed esistenziali pesanti come macigni (e certi passaggi fanno correre più di un brivido lungo la schiena alla luce di ciò che è accaduto negli ultimi due anni…), e dall’originalità con la quale l’ha poi tradotta in scena; Kelly dipana un percorso che parte da alcuni avvenimenti oscuri della fine degli anni settanta (tra i quali annovera anche gli omicidi di Aldo Moro e Mino Pecorelli) che “ricalibrarono” le dinamiche politiche internazionali in senso neoliberista (favorendo l’avvento di figure quali Margaret Thatcher nel Regno Unito e Ronald Reagan negli States), riverberandosi sino al presente globalizzato e “biopolitico”; il filo rosso sotterraneo sarebbe rappresentato dalle teorie “malthusiane” molto in voga presso certe elites anglosassoni (si veda ad esempio un’opera come Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley, fratello di quel Julian che fu un forte sostenitore dell’eugenetica) e che avrebbero infine trovato ai nostri giorni terreno fertile per una loro attuazione pratica.
Sembra quasi che lo sceneggiatore londinese abbia voluto restituire il suo significato originario al termine “complottista” (ossia non chi vede complotti ovunque, ma chi organizza complotti), dipingendo un quadro a tinte fosche se non del tutto realistico tuttavia ampiamente verosimile (in special modo col senno di poi); ma Utopia non sarebbe così grande se Kelly non avesse avuto l’intuizione di conferirgli – senza mai rinunciare per un momento al suo nucleo cattivo e politicamente scorretto (la serie ha ricevuto pesanti lamentele per la violenza ed il linguaggio scurrile concernenti anche dei minori), ma anzi proprio esaltandolo per contrasto -, un taglio marcatamente “nerd” e permeato di un sottile humour nero British: ecco quindi una vivida e curatissima fotografia in technicolor per riprodurre il tipico stile delle “tavole” (la regia dei singoli episodi – affidata a Marc Munden, Alex Garcia Lopez e Samuel Donovan – si segnala anche per una grande geometricità e per il notevolissimo uso degli spazi e della profondità di campo – si passa da dinamiche claustrofobiche a contesti ariosi dove i personaggi sono fatti muovere quasi come formichine -; e non va sottovalutato, nell’economia della suspense, l’insinuante commento sonoro del cileno Juan Cristobal Tapia De Veer), senza contare il palese iperrealismo “pulp” con cui sono realizzate le scene più cruente (col sangue che “erutta” in modo assolutamente innaturale) e vengono caratterizzati quasi tutti i personaggi (si pensi in special modo alla coppia di sicari Lee ed Arby – Paul Ready e soprattutto un Neal Maskell assolutamente straordinario, vera colonna della serie -), i quali però, oltre a presentare una grande “sostanza” oltre la superficie – grazie alla scrittura di Kelly – hanno interpreti dalle facce piuttosto ordinarie, altra scelta “controcorrente” che contribuisce a farli entrare con maggiore facilità in empatia con lo spettatore; ed ecco anche rimandi cólti tra i più disparati: se l’atmosfera generale appartiene ad uno scenario distopico che ha “echi” di Orwell ed Arancia Meccanica, con in più vaghi cenni sci-fi e cyberpunk (soprattutto legati alla figura del “pirata” Wilson Wilson, attraverso la quale Kelly sembra suggerire che determinate frange anarcoidi sono in realtà funzionali al sistema), qua e là si colgono sequenze che omaggiano capolavori quali Elephant di Gus Van Sant (la strage nella scuola) o Non É Un Paese Per Vecchi dei fratelli Coen (lo strangolamento di un uomo sul pavimento, con Fiona O’Shaughnessy che riproduce perfettamente le movenze e l’espressione allucinata di Javier Bardem); non possiamo poi dimenticare un tormentone come “Where’s Jessica Hide?” che rimanda ad altri ben più sedimentati nell’immaginario collettivo (“Chi ha ucciso Laura Palmer?”), sino ad arrivare alle citazioni di Rodiòn Romànovic Raskòl’nikov, protagonista di Guerra E Pace di Fëdor Dostoevskij, e del dio latino Giano Bifronte.
Utopia, mai uscita in Italia e cancellata dopo sole due stagioni e dodici episodi, è un diamante talmente puro che anche il suo finale potenzialmente aperto risulta perfetto ed inquietante poiché sembra suggerirci che il resto potremmo viverlo direttamente sulla nostra pelle…
Resta quindi sostanzialmente superfluo, e perciò degno soltanto di una citazione per dovere di cronaca, lo scialbo remake statunitense del 2020 scritto dalla Gillian Flynn di Gone Girl e Sharp Objects e interpretato tra gli altri da John Cusack.