REGALO DI NATALE

GENERE: drammatico
ANNO: 1986
PAESE: Italia
DURATA: 101 minuti
REGIA: Pupi Avati
CAST: Gianni Cavina, Carlo Delle Piane, Diego Abatantuono, Alessandro Haber, George Eastman
Regalo di Natale. Bologna, vigilia di Natale: Stefano Lele ed Ugo, amici di vecchia data ed appasionati pokeristi, organizzano una partita con l'avvocato Santelia, misterioso industriale che nel “giro” ha la fama di essere un “pollo” sempre ben disposto a farsi portare via somme ingenti per il solo gusto della sfida; non avendo però le risorse economiche per sostenere il confronto, i tre decidono di richiamare anche Franco, altro loro amico e provetto giocatore, che si è rifatto una vita a Milano dopo la separazione dalla prima moglie (portatagli via da Ugo); l'uomo dapprima rifiuta a causa della presenza di quest'ultimo - col quale i rapporti non si sono mai ricomposti dopo quella vicenda -, ma alla fine si presenta all'appuntamento, anche perchè ha bisogno di soldi per sistemare le cose con alcuni creditori. Inizia così una notte piena di amare sorprese...
Nella ormai cinquantennale carriera di Pupi Avati il periodo che va grossomodo dalla metà degli anni settanta sino alla fine degli anni ottanta si segnala come quello più importante a livello qualitativo, con almeno un paio di grandi cult thriller-horror come La Casa Dalle Finestre Che Ridono e Zeder, nonché lo zenit in ambito drammatico toccato con questo Regalo Di Natale.
L’idea del film nasce nella testa del cineasta felsineo quando Giovanni Bruzzi (per anni re delle bische clandestine in Toscana e poi affermato pittore) gli spedisce una copia di un suo libro dedicato al gioco delle carte; Avati non sa nulla di poker e affini ma capisce che intorno al tavolo verde può costruire una storia di menzogne, amicizia tradita, avidità, rancore, facendo emergere quel lato cinico e “cattivo” a volte presente nella sua poetica.
Scrive allora una sceneggiatura strutturata quasi come una piece teatrale (e in effetti verrà portata sul palcoscenico in anni più recenti), incentrata su una “rimpatriata” al “veleno” (con qualche reminescenza del magnifico film di Damiano Damiani del 1963) e contrappuntata da flashback rivelatori di un passato scomodo, tratteggiando con grande finezza le psicologie dei vari personaggi ai quali attribuisce anche alcuni caratteri autobiografici legati ai due grandi amori della sua vita, il cinema e il jazz (Franco gestisce una sala, Lele sbarca il lunario come recensore e sogna di poter pubblicare un libro su John Ford mentre Stefano ascolta Coleman Hawkins, “il più grande sax tenore di tutti i tempi”; sax che contraddistingue anche il tema principale della colonna sonora di Riz Ortolani); si affida poi a Bruzzi per mettere in scena nel modo più realistico possibile le fasi di gioco: viene fuori così quella che è considerata come una delle più belle partite di poker mai rappresentate sul grande schermo (cinema straniero compreso).
Ma Regalo Di Natale è principalmente un film di attori, e qui Avati ha un paio di intuizioni geniali: innanzitutto per il ruolo di Franco scrittura Diego Abatantuono – a quel tempo considerato esclusivamente un performer comico-demenziale e perciò prigioniero della “maschera” ormai inflazionata del “terrunciello” – e ne tira fuori un inaspettato registro drammatico, rilanciandone così la carriera (da allora in poi, infatti, l’attore di origine pugliese dimostrerà in svariate occasioni la sua versatilità); poi, come contraltare antagonista, gli mette di fronte Carlo Delle Piane, giocando con la sua aria mite e dimessa per cucirgli addosso un personaggio che si rivela invece luciferino; l’interprete romano (giustamente premiato con la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia) lavora in maniera splendida sulle movenze, sull’espressività dello sguardo e sulla modulazione della voce, al punto che il suo avvocato Santelia diventa il vero fulcro del film (basti vedere come Pupi Avati sceglie di presentarlo: una lunga sequenza ambientata nel ristorante di una stazione dove chiede di mangiare patate lesse scondite – il suo curioso tormentone – e poi intrattiene un dialogo surreale con un’avvenente signora della quale scopriremo in seguito l’identità).

Ma non vanno certo dimenticati gli altri partecipanti a questa “resa dei conti”, tutti autori di prove ben sopra la media: l’attore feticcio avatiano Gianni Cavina (il viscido Ugo) nonché due ottimi caratteristi come Alessandro Haber (l’ingenuo Lele) e George Eastman (al secolo Luigi Montefiori, il “Trentadue” di Cani Arrabbiati del Maestro Bava, che qui interpreta lo schivo Stefano); c’è poi la Martina di Kristina Sevieri, donna dei destini incrociati che aleggia lungo l’arco narrativo come una presenza eterea.
Regalo Di Natale è semplicemente uno dei più bei film italiani degli ultimi quarant’anni, un distillato di purissimo fiele da gustare goccia a goccia, con un crescendo di tensione che culmina in quindici minuti conclusivi secchi come un colpo di pistola a bruciapelo.
…Ma siccome il tempo lenisce anche le ferite più dolorose, ecco che, nel 2004, i nostri, con molte rughe in più e i soliti scheletri negli armadi, si siedono di nuovo a quel tavolo che ha segnato le loro vite per La Rivincita Di Natale; pur lontano dal livello del predecessore (ormai, verrebbe da dire, si gioca “a carte scoperte”, con un intrigo stavolta anche meno plausibile), il film è tuttavia un prodotto più che dignitoso, fermo restando comunque il piacere di constatare che la “chimica” tra gli attori non è venuta meno; e chissà che in futuro non si disputi anche la “bella”, della quale Bruzzi dice di aver scritto il copione (nell’eventualità, purtroppo, bisognerà fare a meno dell’avvocato Santelia: Carlo Delle Piane infatti è scomparso l’anno scorso)…