LA PERDICION
LA PERDICION
GENERE: disturbing drama, horror estremo, cinema indipendente
ANNO: 2021
PAESE: Spagna
DURATA: 80 minuti
REGIA: Domiziano Cristopharo
CAST: Nicholas Sartori, Lorenzo Vivian, Davide Iaconis
“La perdicion” è un disturbing drama con momenti di horror estremo diretto dal noto regista indipendente Domiziano Cristopharo; è il secondo capitolo della “Trilogia dell’Isola” (film girati interamente alle Canarie, il primo è “Eldorado”) e ruota intorno al significato bivalente che il termine “perdicion” ha in spagnolo: destino e rovina. Benvenuti dunque in questo viaggio disturbante attraverso passione e solitudine, dolore e distruzione. Dopo l’annientamento è possibile rinascere?
Due ragazzi portano avanti una relazione che probabilmente non ha più nessun futuro; uno dei due, solo nonostante la vita di coppia, incrocia il suo destino con quello di un misterioso individuo più grande di lui, anch’esso “solo dentro”. Scatta subito una scintilla, una complicità… il tradimento è inevitabile; il giovane, inerme davanti al fascino dell’uomo, si ritrova nella di lui barca (che è anche la sua casa) sopraffatto da una viva ed incontrollabile passione. Ma nel momento in cui penserete di assistere all’inizio di una storia d’amore vi troverete catapultati in un’Inferno che ha per confini le pareti legnose di una barca e al posto delle fiamme l’immensità di un oceano senza fine. Prende allora vita un rapporto in cui si definiscono immediatamente i ruoli, carnefice e vittima, nel quale l’aguzzino tenta di liberarsi del proprio dolore interiore accanendosi fisicamente sulla sua preda. Violenze, abusi, deumanizzazione, sesso animale e brutale… questa è la rotta che porta ad un’isola dimenticata, su una spiaggia rocciosa e al suo tragico epilogo perchè approdare in qualcosa di nuovo non è per forza sinonimo di rinascita.
“La perdicion” è un’opera claustrofobica, essenza stessa del cinema indipendente, girata con una handycam in parte all’interno di una barca e in parte nei magnifici luoghi che le Isole Canarie custodiscono. Tutto è indefinito e proprio questa mancanza di punti fermi porta facilmente lo spettatore ad immedesimarsi e a “leggere a modo proprio” i personaggi e le loro azioni. Il racconto inizia in “medias res”, non conosciamo nulla dei protagonisti e di cosa li ha portati a quel punto preciso della loro vita… il natante veleggia in un mare sconfinato che non da riferimenti… Lo stesso Cristopharo ci nega la comprensione del suo pensiero. Siamo esclusivamente noi a dare un significato a questo poema di dolore e di solitudine. L’essere umano è per natura attratto dall’inesplicabile, ancor più se vietato e proibito, e non si tira indietro neanche se fiuta l’odore di un pericolo concreto. Altrettanto forti sono le riflessioni sulla manipolazione psicologica, la costrizione e l’abbandonarsi agli istinti più animaleschi e beceri.
I dialoghi sono praticamente inesistenti, ed è giusto così, sarebbero solo un elemento di distrazione poichè sono i corpi a parlare attraverso la loro sensualità e le violenze che subiscono. La fotografia è, come in ogni film di Domiziano Cristopharo, sublime e ricercata, ai limiti del pittorico; la colonna sonora accompagna con una contrastante malinconica dolcezza la ferocia degli abusi fisici e psicologici. Il cast è composto da Nicholas Sartori, Lorenzo Vivian e Davide Iaconis.
Il racconto trae spunto dalla storia di Robert Hansen, noto come “il cacciatore di donne”, serial killer statunitense attivo negli anni ’70 e ’80. Il modus operandi era quello di rapire, violentare e uccidere le sue vittime, principalmente donne che lavoravano nel settore della prostituzione o dello spettacolo notturno. Il killer selezionava le sue “prede” in base alla loro somiglianza fisica con una ex fidanzata, le rapiva e poi le trasportava in un’area boschiva remota dove, visto il suo particolare interesse per la caccia, “giocava” con loro: qualche ora dopo averle liberate iniziava a cacciarle. Utilizzava la sua conoscenza della zona e le sue abilità di cacciatore per rintracciarle ed ucciderle. È stato condannato all’ergastolo nel 1984 per la morte di almeno 17 donne, ma si ritiene che possa essere stato responsabile di molti altri omicidi.
La Perdicion è quindi un film di difficile lettura, non tanto per le scene estreme realizzate con effetti speciali artigianali ma di un realismo impressionante, ma proprio per questa difficoltà di interpretazione che, a mio umile giudizio, lo permea. Consiglio di non limitarvi ad una singola visione.