IL DIVIN CODINO

IL DIVIN CODINO

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GENERE:        biopic

ANNO:             2021

PAESE:            Italia

DURATA:         91 minuti

REGIA:            Letizia Lamartire

CAST:              Andrea Arcangeli, Valentina Bellè, Thomas Trabacchi, Andrea Pennacchi, Antonio Zavatteri

“Il Divin Codino” opera seconda della regista Letizia Lamartire ci porta a rivivere quel ventennio che va da metà anni '80 fino ai primi del 2000 raccontandoci non solo le imprese calcistiche del più forte calciatore italiano di tutti i tempi, Roberto Baggio, ma soprattutto l’uomo, complesso ed introverso, che si nascondeva dietro il campione.

Girare una biopic significa avventurarsi in un terreno ostile poiché trasformarsi in una pagina di Wikipedia è un rischio molto alto ma Letizia Lamartire riesce nell’intento di creare un prodotto piacevole e originale. Vi avverto subito di non aspettarvi un film incentrato sulle azioni sportive che, anche se non mancano, non sono di primo piano; insomma se vi aspettate un qualcosa simile a Pelé di Jeff Zimbalist e Michael Zimbalists resterete delusi come è accaduto a me. Solo l’uscire dallo stereotipo che mi ero creato prima della visione mi ha permesso di poter apprezzare successivamente il film.

Della carriera di “Raffaello”, come l’aveva soprannominato l’Avvocato Agnelli, si vedono gli esordi nel Vicenza, il dramma dell’infortunio poco prima del passaggio alla Fiorentina e il fine carriera nel Brescia. Gli anni di Juventus, Milan ed Inter non vengono neanche accennati perchè Roberto Baggio è stato il giocatore del popolo: tante maglie, nessuna in cui identificarlo ma amato incondizionatamente da tutti. L’evento calcistico predominante è il mondiale negli Stati Uniti del 1994 con il famoso rigore sbagliato. Evento che, da lì in avanti, condizionerà l’intera vita del campione vicentino.

Seguendo questa traccia possiamo dividere il film in tre atti: la giovane promessa di una squadra di provincia umile ma determinata; l’affermazione dopo un periodo di forte crisi con l’apice del successo con i mondiali in USA ‘94; il crollo e la rinascita con il Brescia di Mazzone fino alla definitiva e ultima delusione, la non convocazione per i mondiali di Giappone e Corea.

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Roberto Baggio ci viene tratteggiato come un’uomo schivo e solitario, poco propenso a “fare spogliatoio” e gruppo (motivo per il quale venne spesso criticato); una personalità molto forte che sapeva imporsi e che aveva bisogno di stare al centro dell’attenzione, tanto forte da andare spesso in contrasto con gli allenatori che sembravano quasi subire il suo ego; al tempo stesso era un’atleta sempre tormentato dal desiderio di fare di più, mai soddisfatto si proponeva di raggiungere obiettivi sempre più alti ed impervi. In questo suo modo d’essere giocò un ruolo fondamentale la sua conversione al Buddismo avvenuta in un periodo di crisi esistenziale e di bassa stima di se che lo trasformò da un ragazzo fragile ed insicuro in un’uomo fermamente determinato e convinto dei suoi mezzi.

L’altro aspetto fondamentale della carriera di Roberto Baggio uomo e atleta è stato il rapporto con suo padre. Vicentino duro, concreto e all’apparenza anaffettivo che abbandona il ciclismo per poter sfamare e garantire un futuro alla numerosa famiglia che aveva messo su. L’intera vita del campione ci è presentata come quella di un’uomo che in tutto il suo percorso desidera l’approvazione del papà, il suo affetto e una parola di incoraggiamento.

Il Divin Codino è quindi un film piacevole, poco calcistico ma molto umano e per questo non banale così come del resto non era un personaggio banale lo stesso Roberto. Il budget a disposizione non era tanto ma questa mancanza è stata nascosta con bravura. Le riprese di gioco sono molto difficili da realizzare ma regia e montaggio sono stati abili a fondere insieme immagini di repertorio con la finzione (girate per di più con i mezzi tecnici degli anni ’90 per dare maggior realismo).

Il cast è pienamente promosso nei ruoli principali. Andrea Arcangeli ci restituisce un Roberto Baggio credibile ma al tempo stesso non fotocopia dell’originale; bravissimo nel riprodurre le movenze, la gestualità e le esultanze diventate iconiche. Andrea Pennacchi, nel ruolo del padre, caratterizza perfettamente un personaggio cruciale che fa da collante a tutta la storia. Valentina Bellè è molto brava ad impersonare la moglie Andreina, sempre presente al fianco del marito, sempre pronta a sostenerlo ma senza mai ambire alla notorietà e al ruolo di prima donna. Carenti invece i ruoli secondari, Sacchi, Mazzone e Trapattoni sembrano più delle imitazioni da cabaret e hanno ben poca credibilità.

Concludo consigliandovi la visione de Il Divin Codino che trovate disponibile su Netflix, un film non banale ed inaspettato che vi racconta in primo luogo l’anima di un uomo che in 30 anni di carriera è riuscito ad ottenere la vittoria più grande e più difficile: l’amore della gente.

John il boia Ruth

Sono Gilberto, alias John il boia Ruth, la mente che ha dato forma a questo progetto. Nella vita mi occupo di web: dal marketing alla grafica, dalla progettazione di siti ai Social Network. Ne I Cinenauti ho voluto fondere il mio lavoro, che amo, con la mia più grande passione, il cinema. Prediligo gli horror, meglio se estremi e disturbanti, i thriller, i fantasy e i film d'azione. Insomma divoro qualsiasi cosa cercando di non farmi condizionare dai pregiudizi.