RORRET

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GENERE:         Horror, Thriller

ANNO:             1988

PAESE:             Italia

DURATA:         105 minuti

REGIA:              Fulvio Wetzl

CAST:               Massimo Venturiello, Lou Castel, Anna Galiena, Patrizia Punzo, Enrica Rosso

Rorret (1988) di Fulvio Wetzl è un thriller metacinematografico che esplora i confini tra realtà e finzione attraverso la storia del gestore di un cinema che osserva e manipola i suoi spettatori. Ricco di citazioni cinematografiche, il film soffrì di una distribuzione limitata, ma è stato rieditato di recente dal regista stesso con l’obiettivo di una sua riscoperta.

Un titolo che è un semplice gioco di parole (basta leggerlo al rovescio, e d’altro canto l’autore non lo nasconde, visto che le lettere compaiono al contrario già nei titoli di testa), caratterizza un film dalla sfortunata (per non dire quasi nulla) distribuzione, di un regista (ma anche produttore, sceneggiatore e montatore) di origine padovane, autore in carriera soprattutto di documentari, molto legato alla tv ed ai cineclub, non a caso Rorret, noto anche come ‘Mr. Rorret ad altezza d’uomo’, è coprodotto dalla RAI.

Da diverso tempo residente nella mia città, il regista di Rorret risponde al nome di Fulvio Wetzl, classe 1953. Nonostante interessanti premesse, la pellicola fu infatti presentata al Festival internazionale del cinema di Berlino e, successivamente, premiata al Festival internazionale del cinema di Salerno ed al Festival del cinema italiano di Annecy, Rorret non ha poi avuto una distribuzione significativa né cinematografica né in home video, almeno fino ad una sua recente, tardiva, riedizione, fortemente voluta dal suo autore.

Il suo nome non dirà molto ai più, ma Wetzl è un grande conoscitore ed appassionato di cinema, anche, e forse soprattutto, di cinema del terrore, ed è probabilmente per questo che Rorret è il film al quale tiene di più, tanto da volerlo riproporre dopo oltre 30 anni dalla sua uscita originale in tour nei cinema italiani, operazione che sta conducendo proprio in questi giorni (per la seconda volta dopo alcune date tra estate e primavera con il nome ‘Horror tour’), all’interno di una rassegna itinerante dal nome ‘Horror tour again’, accompagnato da un regista più esperto, Antonio Bido (che presenta il suo recente Funerailles), ed i due giovani cineasti spezzini Francesco Tassara (Cose nere) e Michelangelo Bertocchi (Atanomia di un massacro).

Il cast di Rorret è molto interessante, Lou Castel interpreta il protagonista Joseph Rorret, al suo fianco figurano Anna Galiena ed Enrica Rosso, ed in piccoli ruoli compaiono anche i giovani Pino Quartullo, Sebastiano Somma, Marco Giallini e la ex Miss Italia Raffaella Baracchi. Non è meno caratteristica la location del film, nel quale la sala cinematografica di proprietà del protagonista è quella dello storico Cineclub romano ‘Il labirinto’. Purtroppo la qualità simil-VHS della copia digitale della pellicola che ho reperito non permette di apprezzare appieno l’opera, per questo avevo differito la visione di Rorret varie volte, prima di capitolare, pur non essendo riuscito, purtroppo, a trovarne una versione migliore.

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Carl si presenta insieme a numerose altre persone ad un colloquio di lavoro presso un cinema specializzato in film del terrore, il ‘Peeping Tom’, dopo una lunga ed infruttuosa attesa di fronte alle porte della sala chiuse, la folla si dirada spazientita e davanti al cinema rimane solo il giovane che, infuriato per il tempo perso, da una spinta al portone di accesso, trovandolo inaspettatamente aperto. All’interno dell’edificio suona il telefono e Carl decide di rispondere, dall’altro capo del filo c’è il gestore della sala, Joseph Rorret, per il quale l’attesa rappresentava una sorta di test. Carl non viene solo assunto immediatamente per gestire il cinema, ma riceve una paga molto superiore alle sue attese e gli viene anche data mano libera per l’assunzione dei suoi collaboratori. Rorret non si fa mai vedere da Carl, ma lascia una busta con istruzioni e soldi al dipendente, e lo contatta solamente per telefono.

Carl decide quindi di chiamare la moglie Sara a gestire la biglietteria, dopo poco tempo la musica composta da Bernard Herrmann per Psyco di Hitchcock accoglie gli spettatori per la prima proiezione, dal titolo ‘Blood in the shower’. Rorret, che vive nel cinema stesso, ha una stanza appena dietro lo schermo della sala, ed ha l’abitudine di osservare gli spettatori, soprattutto di sesso femminile, e studiarne le reazioni alle scene più cruente, per poi prendere contatti con loro se ne è in qualche modo affascinato. Dopo la prima proiezione Rorret osserva la giovane Sheila e le telefona per darle appuntamento in un Luna Park. La ragazza, in rotta con il fidanzato, inizialmente rifiuta, ma poi acconsente all’incontro dopo una seconda telefonata.

L’approccio iniziale sembra positivo e la reazione di Rorret, molto spaventato dopo un giro con la ragazza sulle montagne russe, diverte Sheila, ma nella successiva attrazione, una sorta di casa dell’orrore, Rorret aggredisce la giovane e la strangola. Dopo la morte di Sheila tocca a Barbara, che Rorret nota fare alcune foto in sala ed andarsene prima della fine di un film, e per questo decide di seguirla per conoscere le ragioni del suo comportamento. Barbara è una pittrice in cerca di ispirazione per quadri che intendono catturare la paura, anche lei accetta rapidamente la corte di Rorret, che tenta di strangolarla una prima volta a casa di lei, ma viene interrotto dal suono del campanello, che salva la vita all’ignara ragazza, la quale resta comunque convinta che l’uomo stesse solamente scherzando ed accetta tranquillamente un secondo appuntamento. Rorret confessa a Barbara di essere il gestore del cinema dove l’ha incontrata e la invita in sala per una proiezione privata, in cui le mostra un collage di omicidi. Poco dopo, la porta nella sua stanza-set teatrale dietro lo schermo, e lì la uccide, però quando questo accade, Sara, la bigliettaia, è nelle vicinanze e rischia di scoprirlo, sentendo un urlo che proviene dall’interno del cinema.

La ragazza è lì perché, contro il volere del marito, vorrebbe conoscere il suo misterioso datore di lavoro, sul comportamento del quale nutre dei sospetti. Nel tragitto in auto incontra però un gruppo di balordi che rapiscono e violentano una giovane per strada e che poi la inseguono fin nei pressi del cinema, dove Sara cerca rifugio sconvolta e conosce finalmente Rorret, ma se ne va con maggiori sospetti di quelli che aveva prima di entrare. La vittima successiva designata è Cecilia, un’attrice che al ‘Peeping Tom’ va a studiare le dive più affermate, e viene invitata a cena da Rorret con la scusa di una proposta di lavoro. La ragazza conduce poi l’uomo nel teatro dove lavora, ma la sua compagnia non c’è perché, a suo dire, in tour senza di lei per l’Otello di William Shakespeare. In realtà Cecilia ed il fidanzato Tommy, scomparsi all’improvviso, hanno fatto saltare il tour, e gli altri membri della compagnia si palesano in sala all’improvviso, molto contrariati per l’occasione persa.

Il loro intervento in teatro presumibilmente salva la vita alla ragazza, ma durante una successiva proiezione al ‘Peeping Tom’, vediamo il telone dello schermo alzarsi all’improvviso e, dietro, si scorgono proprio Rorret e Cecilia, impegnati in una recita destinata a finire con la morte della ragazza che però, mentre subisce lo strangolamento da parte dell’uomo, pur se ancora convinta che si tratti solo di una recita, reagisce violentemente e lo uccide. Cecilia ammette poi che questa è la seconda volta che le succede di immedesimarsi troppo nel personaggio, ed infatti questo era accaduto durante le prove dell’Otello, quando uccise il coprotagonista Tommy.

Rorret finalmente, prima di morire, ammette di aver trovato una donna come lui, nel frattempo, Sara ed il fidanzato di Sheila, che la sta cercando da giorni dopo la sua improvvisa scomparsa, trovano il cadavere della ragazza in una chiesa sconsacrata ubicata sopra il cinema, ed intervengono in sala bloccando Cecilia, anche se per salvare la vita a Rorret e consegnarlo alle autorità, è comunque troppo tardi.

L’esordio nel lungometraggio di Fulvio Wetzl, è ricco, come mi attendevo, di citazioni cinematografiche, si tratta in effetti di un esercizio prevalentemente metacinematografico, con riferimenti che vanno dal teatro (l’Otello di Shakespeare) al cinema, in modo diretto ed indiretto (Bersagli di Bogdanovich, Peeping Tom- L’occhio che uccide di Michael Powell, Psyco e Il delitto perfetto di Hitchcock, Suspense di Jack Clayton, L’angoscia di Bigas Luna, e si potrebbe continuare ancora…), d’altro canto il protagonista, esattamente come la donna che lo ucciderà, non ha ben chiari i confini tra realtà e finzione cinematografica, e pur rendendosene conto in alcuni momenti di lucidità, non è in grado di limitarsi. E’ molto interessante l’idea di mostrare dei film che non esistono nel ‘Peeping Tom’, pur essendone chiaramente identificabile il riferimento reale, girando cioè ex novo alcune porzioni di scene iconiche come l’uccisione con la telecamera modificata di L’occhio che uccide e la scena della doccia di Psyco. L’operazione risulta quindi nel complesso un po’ arzigogolata, ma comunque affascinante, appesantita però da un ritmo a tratti troppo lento e da qualche piccola scivolata in sede di sceneggiatura, che lascia aperti alcuni dubbi.

Mi riferisco, ad esempio, ad una definizione dei personaggi secondari spesso solamente accennata, avrebbe probabilmente giovato alla compattezza dell’opera l’eliminazione di alcuni caratteri a favore di un maggior approfondimento di altri, magistrale resta però l’interpretazione del sempre straordinario Lou Castel. Peccato che Wetzl nel corso della sua lunga carriera non si sia più cimentato nella regia di un film autenticamente ‘di genere’ come questo, perché le carte in regola, smussati gli angoli giusti, sembrava averle tutte.

Hannibal the Cannibal

Il mio nome è Cristiano, alias Hannibal the Cannibal, sono cresciuto girovagando con la famiglia al seguito di mio padre, che si spostava molto per lavoro, ho seguito le sue orme lavorando alcuni anni in Nord Africa. Nel nuovo millennio sono tornato 'a casa' ed oggi sono lead programmer in una azienda che crea software gestionali. Amo tutto il cinema ma sono attratto in modo particolare dal cinema 'di genere' e da tutto ciò che è di nicchia.