BEGOTTEN
GENERE: horror vm 18, fantasy, drammatico
ANNO: 1990
PAESE: USA
DURATA: 78 minuti
REGIA: E. Elias Merhige
CAST: Brian Salzberg, Donna Dempsey, Stephen Charles Barry
Begotten è un film horror fantastico del 1989 di Elias Merhige al quale bisogna avvicinarsi con una giusta predisposizione d’animo e con grande attenzione, in primis perché, se riuscirete ad arrivare alla fine, il senso d’angoscia che vi attanaglierà alla gola rischierà di soffocarvi e successivamente perché, a causa del suo ermetico simbolismo, non sarà di immediata comprensione.
La trama è quasi banale. In una casa abbandonata una figura mascherata sputa sangue e si causa la morte ferendosi il ventre con un rasoio, muore in un lago di sangue e brandelli di carne. Dalle sue spoglie esce una ragazza, anch’essa mascherata, che masturba il corpo defunto e si feconda con il di lui seme. Da lì a poco partorirà una figura antropomorfa e deforme che si dimena nella terra e nel fango. Questo essere viene trovato da un gruppo di uomini incappucciati che lo legano e lo torturano fino a quando la madre gli cinge una corda al collo e lo trascina via. Raggiunti dai mascherati, lui viene massacrato di botte e la donna violentata e smembrata. Dalla loro carne e dal loro sangue prenderanno vita piante e fiori.
A questo punto partono i titoli di coda ed è solo in questo momento, leggendo i nomi dei personaggi, che tutto il delirio onirico, blasfemo e violento che abbiamo sopportato prenderà un senso.
Begotten infatti è tutto simbolismo (il titolo stesso ce lo fa intuire “il generato”) e arte visiva e per questo arrivarne all’epilogo non è così facile. L’intera opera è una cruenta denuncia di tutte le violenze che l’essere umano perpetra sulla natura. La figura che si toglie la vita all’inizio è Dio e dai suoi brandelli di materia nasce Madre Natura che darà alla luce il Figlio della Terra per donarlo agli uomini che però finiranno per torturarlo e smembrarlo.
L’opera di Merhige ti prende e ti getta nel fango e nello sporco non solo per l’estrema e disturbante violenza che mette in scena ma anche per la tecnica e le scelte stilistiche del regista. Il film infatti è interamente girato in un bianco e nero fortemente contrastato che simula una pellicola logora (il grigio è divorato da intensi chiari scuri) e ricorre molto spesso all’utilizzo di inquadrature molto strette, ciò implica una non immediatezza nella comprensione delle immagini che abbiamo davanti incrementando il senso di smarrimento e confusione.
Anche l’audio gioca il suo ruolo fondamentale, non esistono dialoghi (possiamo definirlo un film muto) e la colonna sonora è interamente composta da suoni ripresi dalla natura; le nostre orecchie sono costantemente martellate da cicalii, sibili, lamenti umani, rigurgiti, acqua che scorre, ronzii di insetti elaborati e distorti.
Piccola curiosità, Begotten è il primo lungometraggio di Meherige (noto per L’Ombra Del Vampiro e Suspect Zero) e gli attori erano tutti alla loro prima apparizione cinematografica.
Begotten è in sostanza un viaggio visivo e visionario all’interno di un incubo, un prodotto che probabilmente vi disgusterà ed abbandonerete nei primi minuti ma che d’altro canto potrebbe ammaliarvi con la sua sublime fotografia: in entrambi i casi non lo dimenticherete.
“Come una fiamma che brucia l’oscurità, la vita è carne su ossa che si agitano sulla terra“