THE HUMAN CENTIPEDE. FIRST SEQUENCE

THE HUMAN CENTIPEDE. FIRST SEQUENCE

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GENERE:         horror

ANNO:             2009

PAESE:            Olanda, Regno Unito

DURATA:         90 minuti

REGIA:             Tom Six

CAST:                Dieter Laser, Ashlynn Yennie, Ashley C. Williams, Andreas Leupold, Akihiro Kitamura

Era da qualche anno che volevo vedere questo horror di Tom Six, oggetto di critiche sia esaltanti che mortificanti. Primo capitolo di una trilogia composta anche da The Human Centipede II Full Sequence e The Human Centipede III Final Sequence.

La storia è un classico che segue tutti i cliquè del genere. Una coppia di avvenenti ragazze americane si trova in Germania per una vacanza. Nel tentativo di raggiungere una festa si perdono con l’auto in un bosco. Forano, scoppia un violento temporale e, casualmente, i cellulari non hanno campo. Le turiste decidono di cercare aiuto muovendosi a piedi e si ritrovano a suonare alla porta di una villa isolata.

Ad accoglierle un uomo alquanto inquietante che si rivelerà essere un “mad doctor”, un medico psicopatico (somigliante nei modi e nel linguaggio ad un gerarca nazista), famoso per la separazione di gemelli siamesi, ma con il folle progetto di creare un “centipede umano”.

Mi sarei aspettato da qui in avanti un susseguirsi di scene splatter, di sangue a litri e shock visivi in pieno stile Hostel di Eli Roth. Invece nulla di tutto ciò. Dopo la prima parte impostata sul thriller (scontata, come dicevo prima, ma senza la pretesa di passare da originale) si snoda una trama senza esagerazioni. Il sangue è quello che basta, gli effetti speciali sono minimi, le amputazioni sono lasciate all’immaginazione.

Quello che crea disagio è l’idea stessa dell’unione di più persone bocca-ano, vedere il risultato dell’operazione e non la minuziosa descrizione visiva.

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Il cast non è di gran livello, spicca solamente il Dottor Heiter, interpretato da un notevole Dieter Laser, novello dottor Frankenstein in tipico stile da film thrash (il richiamo ai film di Jess Franco è molto evidente). E’ così ben strutturato da essere attratti più dalla sua malattia mentale e dalla sua volontà di imporre l’idea estrema di disciplina in una situazione fuori controllo che dal mostro da lui creato.


Il film offre alcuni di spunti di riflessione. Il mad doc che si pone alla stregua di un Dio Creatore. La creazione del centipede può essere altresì interpretata come una metafora sulla comunicazione: forzata, obbligata, difficile e impossibile in tanti casi.

I protagonisti inizialmente sono egoisti, pensano ognuno a salvare la propria pelle ma successivamente, uniti dal dolore, si alleano. Per uno di loro la sofferenza, il suicidio e la morte diventano una catarsi per gli errori commessi.

La fotografia è di buon livello: le luci fredde in stile nord europa, le immagini pulite con quel che serve nell’inquadratura e nulla di più.


E’ un film che consiglio a chi ama il genere e per chi ha uno stomaco forte: ricordate come viene assemblato il “mostro”.