PAPAYA DEI CARAIBI
PAPAYA DEI CARAIBI
GENERE: thriller, erotico, horror, vm 18
ANNO: 1978
PAESE: Italia
DURATA: 86 minuti
REGIA: Joe D’Amato
CAST: Melissa Chimenti, Sirpa Lane, Maurice Poli, Dakar
Papaya dei Caraibi (Papaya: Love Goddess of the Cannibals) è un thriller erotico del maestro Joe D’Amato (Aristide Massaccesi), il primo del ciclo dei film esotici-erotici del prolifico regista romano. Le vicende ruotano attorno alla costruzione di una centrale nucleare e ai conseguenti tentativi di sabotaggio da parte degli indigeni guidati dalla sensuale Papaya artefice di sanguinosi stratagemmi a sfondo sessuale.
Un uomo giace in una capanna di paglia non lontana dal mare al fresco delle palme, un’avvenente creola, Papaya (Melissa Chimenti), si avvicina a lui e nel bel mezzo di un rapporto sessuale molto intenso lei lo evira a morsi. Due loschi individui, non appena la donna esce, danno alle fiamme l’ insanguinato nido d’amore.
Sara (Sirpa Lane) è una giornalista che si trova a Santo Domingo per trascorrere un periodo vacanza. Durante il soggiorno si trova faccia a faccia con il suo amico Vincent (Maurice Poli), un geologo impegnato nella costruzione di una centrale nucleare non lontano dal villaggio turistico che li ospita. Casualmente (ma non troppo) i due fanno la conoscenza di Papaya che li attira a se incuriosendoli col mistero di alcuni riti folkloristici locali. Vincent si trova da quel momento succube ed in pieno potere della passione dell’indigena che frutta il suo ascendente e le sue arti amatorie per farsi rivelare tutti i segreti che ruotano intorno all’edificazione della centrale…
Papaya dei Caraibi è la prima pellicola di Joe D’Amato (Aristide Massaccesi) del cosiddetto “periodo esotico-erotico” (produzioni girate a Santo Domingo tra il 1978 e il 1981) dove il regista miscela sapientemente più generi: il thriller, l’erotico (hard) e l’horror. In questo caso però non ci troviamo mai davanti all’eccesso, l’erotico non diventa mai porno e l’horror non è mai splatter, sebbene le occasioni non siano mancate (memorabile la scena dell’evirazione a morsi, ripresentata successivamente da D’Amato ne “Le notti erotiche dei morti viventi” del 1980 e lo squartamento dei due maiali durante la festa del paese).
La storia di per se è molto semplice ma scorre coerentemente senza intoppi di rilievo. I clichè però sono tanti: la coppia occidentale borghese convinta della propria superiorità culturale ed evolutiva che resta affascinata dal mondo selvaggio tribale, la tematica ecologica, la religione impregnata di magia e ampie parti documentaristiche. Manca totalmente invece il tema “cannibal” che si evince palesemente dal titolo per la distribuzione all’estero, Papaya: Love Goddess of the Cannibals, se ne deduce una motivazione puramente pubblicitaria visto che in quegli anni i “cannibal movies” erano il fiore all’occhiello della cinematografia di genere italiana.
Nel cast troviamo Maurice Poli, attore icona del cinema di genere all’italiana, ma soprattutto le due splendide attrici Melissa Chimenti e la finlandese Sirpa Lane, sensuali ed indimenticabili che non eccellono in recitazione ma si limitano all’esibizione dei loro corpi. Il sonoro è affidato al ritmo ipnotico e martellante dei bonghi e alle musiche azzeccatissime del maestro Stelvio Cipriani.
Un film sicuramente non indimenticabile questo Papaya dei Caraibi ma sicuramente godibile e piacevole.