MANIAC
MANIAC
GENERE: horror
ANNO: 1980
PAESE: USA
DURATA: 87 minuti
Regia di:
Cast principale:
Maniac, sin dal titolo, mette subito le carte in tavola: preparatevi, ci avverte, a compiere un viaggio allucinante attraverso il corpo, la mente, le azioni di un omicida seriale! Ma perchè questa pellicola, a differenza di molte altre dello stesso tenore, è diventata un piccolo e resistente fenomeno di culto? Andiamo con ordine...
Per parlare di Maniac bisogna essenzialmente parlare di Joe Spinell: è stato infatti questo corpulento caratterista di origini italiane, che si era fatto notare per ruoli secondari in film importanti degli anni settanta come i primi due episodi de Il Padrino, Taxi Driver e Rocky (grazie al suo aiuto Sylvester Stallone riuscì a mettere in cantiere l’opera che lo ha reso celebre) a scrivere soggetto e sceneggiatura (dopo essersi documentato sui profili clinici e le vicende dei più famosi serial killer), impegnandosi poi nella produzione e infine recitando la parte del protagonista; il suo Frank Zito, flaccido, sudaticcio, ansante, laido, perso in soliloqui edipici, che si muove di notte in una New York putrida (sì, la stessa di Joker…) alla ricerca di donne a cui levare lo scalpo è realmente memorabile; poche volte sullo schermo si è avuta una rappresentazione più realistica del marciume che alberga nella psiche di questi soggetti.
Ma raccontare la genesi di Maniac significa anche accendere un faro sul cinema underground dell’epoca e le sue dinamiche avventurose… Il film venne finanziato in gran parte da Judd Hamilton, cantante/attore che Spinell aveva conosciuto sul set di Starcrash, pellicola di fantascienza di Luigi Cozzi; Hamilton pose come unica condizione che il ruolo della protagonista femminile fosse assegnato alla consorte dell’epoca, Caroline Munro, nota per essere stata una Bond girl nel film La Spia Che Mi Amava; in precedenza Spinell aveva provato a coinvolgere nella produzione nientemeno che Dario Argento, sperando di poter avere Daria Nicolodi e i Goblin per la colonna sonora, ma il regista romano e la moglie dovettero declinare perchè erano impegnati nelle riprese di Inferno e così la collaborazione non si concretizzò; Argento però concesse di utilizzare alcune riprese aeree notturne di New York che non aveva montato nel suo film, mentre il commento musicale fu affidato a Jay Chattaway che tirò fuori uno score piuttosto sinistro sulla falsariga dello stile del gruppo di Claudio Simonetti.
A fronte di un budget comunque decisamente risicato il regista William Lustig, amico di Spinelli e proveniente dall’ambiente del porno (dal quale recuperò alcune attrici per il cast, una tra tutte la famosa star Abigail Clayton), fu costretto a girare praticamente tutti gli esterni senza permessi e con la camera a spalla, dovendosi quindi accontentare di un costante “buona la prima”; la cosa non ha inficiato la riuscita della pellicola, che può anzi vantare più di una sequenza davvero notevole (su tutte quella piuttosto nota sotto il ponte di Verrazzano e quella di un omicidio nella metropolitana, senza dimenticare il delirante epilogo), finendo anzi per donarle un’ulteriore carica di autenticità; a completare il tutto gli effetti speciali artigianali ma molto efficaci del mago del settore Tom Savini, coinvolto nella combriccola al punto da recitare anche una piccola parte.
Maniac si tirò dietro le solite polemiche e accuse riguardanti l’eccessiva violenza e la misoginia ma incontrò subito un certo favore presso il pubblico, mai venuto meno negli anni anche grazie ad una riscoperta critica di questo tipo di cinema slasher indipendente; nel 2012 ne è stato tratto un remake, prodotto da Alexandre Aja con la benedizione di Lustig stesso, interpretato da Elijah Wood e diretto dal carneade Frank Khalfoun con un certa cura, risultando però troppo patinato e pulitino rispetto all’impareggiabile originale.
In Italia Maniac è curiosamente salito alla ribalta anni fa quando alcuni studiosi del caso del Mostro di Firenze ipotizzarono che il serial killer nostrano potesse essersi ispirato a quello del film; oltre alla coincidenza temporale tra l’uscita nei cinema e la ripresa dei delitti dopo sette anni di silenzio, notarono infatti anche alcune suggestive comunanze riguardanti sia il modus operandi sia addirittura la somiglianza fisica con un paio di vittime…
Non c’è allora modo migliore di concludere questa recensione che dare la parola allo stesso Joe Spinell (scomparso purtroppo prematuramente a 52 anni nel 1989):
“I don’t even think of Maniac as a horror movie. The horrible thing is that people like this really exist”.
(“Non credo nemmeno che Maniac sia un film horror. La cosa orribile è che gente così esiste davvero”).