Mi chiamo Luigi e sono nato a Napoli in una calda notte di giugno del 1988. Insegno storia e filosofia nei licei e da quando ho fatto trent'anni mi ha preso una certa malinconia alla bocca dello stomaco, tanto che ho dovuto scriverne (in un libro che potete trovare qui: https://www.lafeltrinelli.it/dieci-estati-libro-luigi-sepe-cicala/e/9791259900319). Leggo molto e, quando posso, vado al cinema: mi piacciono i film-rompicapo e ogni volta che ne vedo uno mi sento investito del sacro compito di spiegarne il significato agli altri. Non essendo mai stato iniziato al rituale collettivo della partita di pallone né al culto misterico della PlayStation, se non leggo o vedo un film, dormo. Mi dicono che a volte russo.
Riascoltando le canzoni di Calcutta non riesco a non tornare con la mente ad un viaggio di ormai alcuni anni fa. Con gli amici di una vita, decidemmo di andare a Lisbona. Prima di partire, passeggiando per le strade che ci hanno visto crescere, ci dicevamo che quello sarebbe stato il nostro ultimo viaggio, l’ultimo viaggio della nostra giovinezza (…)
Ieri ho visto il mio primo film di Lynch. È stato un battesimo solitario, devo dire, vissuto in un silenzio quasi tombale (non solo nella sala ma anche fuori: avvolgeva tutto il cinema, e la piazza desolata attorno e, probabilmente, il quartiere intero) in una sala semideserta della periferia di Bergamo. Va bene vedere Lynch, mi sono detto, ma vuoi mettere vederlo di sera, in un cinema avvolto dalla nebbia, proprio di fronte alla vecchia centrale elettrica abbandonata?